Uno su quattro senz’acqua

La crisi idrica emergenza planetaria

Sono diciassette Paesi e ospitano un quarto della popolazione di tutto il mondo: in comune hanno una gravissima crisi idrica con un rischio «molto elevato» che terminino le loro risorse di acqua. Lo sostiene l’analisi del World Resources Institute (Wri), un’organizzazione non profit che si occupa di misurare le risorse naturali globali. E il dato si intreccia purtroppo perfettamente con quello pubblicato ieri dall’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, ovvero il “braccio scientifico” dell’Onu: più di un quarto della terra del Pianeta è soggetta al «degrado indotto dall’uomo», è primo fra tutti «la siccità dovuta all’innalzamento della temperatura di 1,53 gradi dal periodo preindustriale».

In sostanza, la terra è arida e i Paesi stanno prelevando troppa acqua dalle proprie falde acquifere, che non sono infinite.

L’allarme riguarda soprattutto Medio oriente e Nord Africa, l’area che nella classifica dei Paesi più a rischio è presente con 12 Paesi su 17. E desta molta preoccupazione anche l’India, che è al tredicesimo posto dei Paesi a maggiore rischio idrico, ma che ha una popolazione tre volte superiore a quella di tutti gli altri 16 Paesi della classifica messi insieme. Ma non solo.

Dal 1960 a oggi, il prelievo di acqua in tutto il mondo è più che raddoppiato, a causa dell’incremento della richiesta. Tra le cause, c’è da considerare il cambiamento climatico, che ha portato a periodi di siccità più frequenti, rendendo più difficile l’irrigazione dei terreni agricoli e costringendo di conseguenza a un utilizzo maggiore dell’acqua prelevata dalle falde acquifere. Nel frattempo l’innalzamento delle temperature fa evaporare l’acqua presente nei bacini idrici con più facilità, esaurendo quella a disposizione per il prelievo.

Il dato si presenta inquietante quando si guarda a Paesi come Qatar, Israele, Libano e Iran, che ogni anno prelevano in media più dell’80 per cento delle proprie risorse totali di acqua. Si traduce in un serissimo rischio di rimanerne a corto. Ci sono poi altri 44 Paesi, che ospitano un terzo della popolazione mondiale, che prelevano ogni anno il 40 per cento dell’acqua di cui dispongono. Per questi territori, che comprendono anche l’Italia, il rischio è meno elevato ma comunque preoccupante.

Un esempio concreto di allerta: il ministero delle politiche agricole e forestali del Laos ha dichiarato che a causa della siccità, quest’anno gli agricoltori laotiani hanno piantato riso solo sul 40 per cento dei circa 850.00 ettari di terra da sempre coltivabili.

Ci sono anche Paesi dove il rischio di crisi idrica in generale è basso, ma che presentano zone interne densamente abitate con un rischio maggiore. È il caso dello Stato del New Mexico negli Stati Uniti, dove la popolazione interessata dal fenomeno risulta essere maggiore di quelle di alcuni dei primi 17 Paesi nella classifica. Considerando le città, tra tutte quelle che hanno più di tre milioni di abitanti, 33 stanno soffrendo una grave crisi idrica, con un totale di 255 milioni di persone coinvolte.

Non mancano le indicazioni sul da farsi. Si dovrebbero utilizzare coltivazioni e infrastrutture di uso e riciclo che richiedono meno acqua. E soprattutto agire sui consumi. L’indicazione del Wri è chiara: si deve ridurre dove è evidente lo spreco di cibo, la cui produzione richiede circa un quarto di tutta l’acqua utilizzata in agricoltura.

L’Osservatore Romano, 9 agosto 2019