Cerca
Close this search box.

a dibattito su “Concordati Africani” di Antonello Blasi

Lo strumento del Concordato, la Santa Sede e l’Africa: questi i termini del dibattito che Fausta Speranza ha moderato

 – mercoledì 13 dicembre, alle ore 19:00, presso la parrocchia romana di Santa Gemma Galgani in Monte Sacro Alto  –

a partire dal volume del professor Antonello Blasi dal titolo  Concordati Africani (Lev).

Sono intervenuti, oltre all’autore,  don Enzo Ferraro, parroco della parrocchia cardinalizia di Santa Gemma Galgani, Marco Massoni, docente di African Politics and Society presso la LUISS e  Marcellus Udubgor, docente di Storia e istituzioni dei Paesi Africani e del Diritto musulmano dei Paesi Islamici presso le Pontificie Università Lateranense e Urbaniana.

Tra i tanti spunti: si sono avute novità significative rispetto ai paradigmi tradizionali fissati dalla scuola romana dello Jus Publicum Externum e da un’esperienza negoziale che ha subito una grande evoluzione a partire dal Concordato Napoleonico del 1801- primo dei concordati moderni- fino a giungere a Benedetto XVI.  Soprattutto c’è stato il superamento dell’antica consuetudine, divenuta vero e proprio assioma, secondo cui i concordati erano accordi internazionali della Sede Apostolica con gli Stati cattolici o di tradizione cattolica. Venuto meno il vecchio paradigma, lo spazio geo-politico nel quale la dinamica concordataria veniva ad inserirsi, originariamente limitata al Continente Europeo, si è allargata anche agli Stati non cattolici.

Per quanto riguarda i Paesi africani si è trattato da parte della Santa Sede di ricercare nuove forme di presenza in realtà mutate e mutanti con lo strumento antico del concordato utilizzato anche per le peculiari esigenze dei nuovi interlocutori.

Nonostante le difficoltà, i conflitti in essere e i molti problemi ancora aperti, ogni firma e ogni ratifica di accordo è  un passo avanti verso il maggior bene dei fedeli e dei popoli ai quali essi appartengono. Al di là degli accordi di carattere diplomatico, fondati sul diritto internazionale, dal testo di Blasi traspare la vitalità delle Chiese particolari africane ed emerge la necessità di statuti giuridici che potessero proteggere le opere apostoliche, garantendo loro il contesto, i diritti e la libertà.

More Interesting Posts