Anche nei Balcani, Italia in prima linea

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PAURA E SPERANZA: IN UNGHERIA TRA I PROFUGHI

Gli articoli del dossier

– Orban e gli ungheresi “traditi dalla storia”
– Il braccio di ferro tra Orban e la UE
– Anche nei Balcani, Italia in prima linea
– Wifi più che cibo e coperte

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Marco Monguzzi, responsabile dell’area Europa per la Croce Rossa (foto F. Speranza).

Poliziotti italiani alla frontiera calda tra Ungheria e Croazia, a Benemend. Li incontriamo e pensiamo a un impegno di collaborazione tra forze europee. Ci spiegano, invece, che sono lì perchè l’arrivo dei profughi  sta per spostarsi in Slovenia e, dunque, in Italia. Si stanno organizzando.
Stessa mobilitazione per la Croce Rossa. FOTO Marco Monguzzi, responsabile dell’area Europa, ci  fa notare che, dopo il Muro eretto al confine con la Serbia e quello in costruzione per la Croazia, Budapest sta già provvedendo alla barriera con la Slovenia. Il fiume umano, che non si arresta da Siria, Iraq ma anche Afghanistan, allungherà dunque il percorso ma non si fermerà. Ne sarà investita, “oltre alla Slovenia, anche la Romania, così come Montenegro e Albania”.

Il punto è che, oltre ai percorsi via terra, il passaggio obbligato via mare, dalla città turca di Bodrum all’isola greca più vicina di Lesbo, è di soli 45 minuti. E’ facilmente presumibile che l’imminente inverno non bloccherà questa traversata, come invece frena quella più lunga sul Mediterraneo.
La Croce Rossa è pronta a intervenire in questi Paesi con le tecniche nuove messe a punto in questa emergenza. Di diverso dalle tante altre affrontate nel mondo,  c’è che non si tratta di necessità per persone sostanzialmente stanziali, come – ci spiega Monguzzi – nei casi di calamità naturali o in scenari di conflitto. A partire dal kit: non un fabbisogno essenziale per un mese, troppo pesante da trasportare, ma coperte e viveri per un giorno o due. Di più è troppo gravoso per chi, dopo aver viaggiato dalla Siria o dai Paesi limitrofi, arriva ai confini d’Europa e deve aspettare in tenda qualche ora, poi salire su un autobus per essere accompagnato a un altro confine, ma solo nei pressi: gli ultimi 4 o 5 chilometri spettano sicuramente a piedi. Lo abbiamo visto a Hegyeshalom, ultimo paese ungherese prima dell’Austria.

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Laszlo Szoke, sindaco di Hegyeshalom (foto F.  Speranza)
A Hegyeshalom abbiamo incontrato profughi anche fuori dei centri di accoglienza. Al sindaco, Laszlo Szoke, facciamo presente che, in base alla nuova legge in vigore in Ungheria dal 15 settembre, dovrebbero essere arrestati. FOTO Abbozza uno strano sorriso e ci dice: “Io sono sicuro che sono tutti entrati prima del 15 settembre”. La complicità di quest’uomo, che vediamo muoversi tra i binari dei treni e le tende accanto al personale delle organizzazioni umanitarie, ci restituisce un’altra faccia delle politiche dure del governo Orban.
da Famiglia Cristiana del 29 settembre 2015