Italia: partiti alla prova decisiva del dialogo sul Quirinale

E’ il momento del dialogo vero tra i partiti e all’interno degli schieramenti: al sesto giorno di votazioni e al settimo scrutinio per l’elezione del capo dello Stato non c’è più tempo per giochi di potere e antagonismi, come sottolinea il docente di Filosofia del diritto Mario Sirimarco ricordando che non è il numero dei giorni trascorsi a preoccupare ma la sensazione di impasse

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Si svolge oggi, sabato 29 gennaio, il settimo scrutinio in Italia per l’elezione del Capo dello Stato. Inizio fissato alle ore 9,30. Qualora dovesse andare a vuoto anche il settimo scrutinio, è già prevista un’altra votazione nel pomeriggio dalle 16,30. Secondo le dichiarazioni dei leader di partito è scattata una fase di reale dialogo. Dell’impasse che si è avvertita in questi giorni abbiamo parlato con Mario Sirimarco, docente di Filosofia del diritto all’Università di Teramo:

Il professor Sirimarco esprime la delusione di non aver visto subito un’assunzione di responsabilità forte per il dialogo. Parla di partiti che non riescono a trovare al loro interno o all’interno della coalizione dei punti fermi condivisi, di uno scenario che esprime più lotte e antagonismi di potere che un confronto all’altezza di una cultura politica.

Il problema non è il numero di votazioni

Ricorda che anche in passato ci sono stati diversi turni di voto prima della scelta del Capo dello Stato, ma spiega che in questo caso non si è trattato di tempo trascorso a mediare o a elaborare strategie senza capire che non si può rimanere fermi in una situazione di impasse. Inoltre, è un tempo – lamenta – in cui più che a dibattiti si assite a lotte tra partiti e correnti.

Una fase di crisi della rappresentanza

Secondo Sirimarco emerge quello che molti studiosi tematizzano come crisi dei partiti e della rappresentanza. Mancano culture politiche. Dunque, sottolinea l’importanza di un appello alla responsabilità, a riscoprire il senso del bene comune che deve sempre accompagnare, pur in un sano gioco democratico, le battaglie politiche. Mancano punti di riferimento essenziali, ricordando che nascono partiti e schieramenti intorno a personalità piuttosto che intorno a vere progettualità. Finora non si è vista un’effettiva volontà di dialogo, afferma Sirimarco, ricordando che i datiparlano chiaro: nessuno degli schieramenti è autonomo nei numeri. C’è anche un’altra considerazione: al di là di tutto; Sirimarco mette in luce che in ogni caso non può essere facile trovare una figura che regga il confronto con il profilo di Mattarella, che è stato “un grande presidente” secondo il parere di tutti e che ha acquisito grande popolarità. E, secondo il filosofo del diritto, c’è anche la figura di Mario Draghi da non trascurare. L’attuale presidente del Consiglio dei ministri, ha un peso e una credibilità a tanti livelli ed è difficile trovare una personalità da accostargli al Quirinale.

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