Solo quattro euro

A tanto ammonta per ogni europeo il costo annuale dell’aiuto alla scuola nelle situazioni d’emerg e n z a

dal nostro inviato Fausta Speranza

BRUXELLES, 14. Settantacinque milioni di minori nel mondo non hanno accesso all’istruzione e nel caso di bambine si registra la drammatica percentuale di esclusione di due volte e mezza rispetto ai coetanei dell’altro sesso. Nel mondo crescono le situazioni di crisi legate a conflitti o a disastri naturali e cresce anche “l’emergenza scuola”, mentre l’istruzione  rappresenta uno dei fondamentali diritti umani e il primo veicolo di speranza per il futuro. Siria, Iraq, Yemen, Afghanistan, Sud Sudan: questi paesi da soli nel mondo hanno un numero di bambini che non hanno accesso allo studio, superiore ai 66 milioni di bambini scolarizzati nei 28 paesi dell’Ue. Ma sono almeno 55 i paesi in cui l’istruzione non è assicurata. Questi dati, insieme con la consapevolezza di quale danno possa apportare la mancata acquisizione degli strumenti per avere accesso al sapere, la conseguente assenza di consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri e dei mezzi per farli valere, hanno convinto le istituzioni europee a porre “l’emergenza educativa” tra le priorità di spesa nell’ambito dell’aiuto umanitario targato Ue. Se nel 2015 la spesa dedicata a raggiungere minori in difficoltà — ad esempio profughi per guerre o carestie — rappresentava l’1 per cento del budget, nel 2019 ha raggiunto il 10 per cento. E l’appello che lancia oggi da Bruxelles il commissario europeo Christos Stylianides — nell’ambito dell’evento intitolato #School4All, istruzione per tutti — è chiaro: qualunque sia il risultato del voto europeo della prossima settimana per il rinnovo delle istituzioni Ue, questa percentuale non deve cambiare perché la «posta in gioco è troppo importante». L’Ue è il primo tra i donatori umanitari al mondo. Tra il 2015 e il 2018, a fronte delle necessità sottolineate, ha potuto assicurare un percorso di istruzione, seppure in campi per rifugiati o sfollati, “solo” a 6,5 milioni di bambini in 55 contesti di crisi. Purtroppo si moltiplicano le tragedie per conflitti vecchi e nuovi e per i disastri naturali come alluvioni, carestie, uragani, anche in conseguenza dei cambiamenti climatici dovuti a uno sfruttamento indiscriminato delle risorse del pianeta da parte dell’uomo.                                In considerazione di tutto ciò, Stylianides, commissario Ue uscente per l’aiuto umanitario, sottolinea che i 290 milioni di euro che la Commissione europea ha speso nel 2018 per supportare l’agenzia dell’Onu per l’infanzia, l’Unicef, nel portare strumenti e insegnanti dove c’era solo violenza e solitudine per i minori, non possono essere messi in discussione nei bilanci futuri. «Non è solo questione di solidarietà, che comunque rappresenta uno dei valori fondanti della costruzione europea — ribadisce Stylianides — ma si tratta di assicurare prevenzione per tutte le situazioni di sfruttamento da parte delle organizzazioni criminali e di conflittualità che vengono inesorabilmente favorite da generazioni di persone che non hanno avuto l’opportunità di beneficiare di  un’istruzione». Si parla di situazioni di ignoranza che favoriscono il commercio di esseri umani, lo sfruttamento della prostituzione, il traffico di organi, i processi di cosiddetta “radicalizzazione” e di adesione a gruppi terroristici, evidenti in svariate aree del mondo. «Nessuno può pensare di voltare lo sguardo da un’altra parte: nessun genitore, certo del percorso scolastico del proprio figlio in uno dei paesi Ue, può pensare che tutto ciò non lo riguardi», afferma Stylianides, spiegando: «Tutto l’aiuto finanziario assicurato dall’Ue l’anno scorso è costato a ogni cittadino europeo quattro euro: è la forza dello stare insieme tra gli oltre mezzo milione di cittadini dei 28 paesi membri Ue». In contesti di messaggi disgreganti e di spinte al cosiddetto sovranismo, è un dato che può far riflettere.

L’Osservatore Romano, 15 maggio 2019