Cipro, il paese islamico che non esiste

Nel ricordo di Ataturk, a Cipro del Nord si è sviluppata una Repubblica islamica moderata che nessuno riconosce.                        di Fausta Speranza

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cipro4Statua di Ataturk al palazzo presidenziale (foto di F. Speranza)

Cinque minuti di silenzio per qualsiasi attività a Cipro del Nord, compreso gli inservienti dell’hotel internazionale a 5 stelle. E’ l’appuntamento fisso a Leskosa nei giorni di anniversario del leader della Turchia che ne ha fatto a inizio secolo scorso il paese musulmano più laico: Ataturk. Oggi che la Turchia con Erdogan, che ad agosto dopo essere stato premier è diventato presidente, vira sempre di più sull’onda del suo partito islamico, con ostentato orgoglio nella Repubblica di Cipro Nord ti sbandierano il volto di Ataturk con sempre maggiore convinzione, sottolineando a tutti i livelli la resistenza dei turco-ciprioti ad ogni islamizzazione della vita politica e sociale.

Trovare una donna velata per strada è davvero un’eccezione e scopri che non e’ cipriota. Una convinzione e un impegno di resistenza laica espressi da un paese musulmano sunnita che nelle cartine geografiche non esiste. Non trova eco nel mondo neanche la preoccupazione espressa per i tanti “coloni”, o con termine internazionale “settler” turchi che continuano ad arrivare nella repubblica che adotta, gioco forza, la lira di Ankara.

cipro5Emine Colak, presidente della Ong Human Rights Foundation (foto di F. Speranza)

Emine Colak è la presidente della Ong Human Rights Foundation, nata dopo il fallimento del piano Annan. FOTO. Ci riceve nel suo studio di avvocato e ci spiega che l’Ong vuole ricordare al mondo l’esistenza dei turco-ciprioti ma vuole anche contribuire a migliorare la situazione interna. Ci dice: “I coloni turchi negli ultimi anni portano soldi soprattutto per costruire moschee e questo preoccupa noi ciprioti”. Poi spiega che, oltre a quelli ricchi, ci sono turchi poveri provenienti dal sud della Turchia che rappresentano l’emergenza del momento perchè creano attriti con la popolazione locale per la rigidezza dei loro costumi islamici. Tutto cio’ colpisce in modo particolare considerando la storia di Cipro, fatta di battaglie feroci tra musulmani e governatori prima genovesi e poi veneziani.

cipro6La Cattedrale gotica di Famagosta, oggi Moschea (foto di F. Speranza)

Ne rende memoria la citta’ di Famagosta, a nord est, su territorio turco-cipriota, con la sua Cattedrale di San Nicola trasformata in Moschea, peraltro senza nessun intervento architettonico ma solo con l’aggiunta di arredi all’interno. FOTO cattedrale. Ma al sud e’ accaduto il contrario: Moschee trasformate in chiese. Scoprire una cosi’ forte battaglia per una sana laicita’ a Cipro Nord fa pensare che dovrebbe trovare supporto internazionale e non indifferenza.

Colak ci parla poi con orgoglio delle battaglie della sua Ong per il miglioramento della situazione dei diritti umani e ci ricorda che dal 28 gennaio 2014 l’omosessualità non è più un reato. Per quanto riguarda la libertà di espressione, non è l’unica ad assicurare che i turco-ciprioti ne hanno più di quanta sia riconosciuta in Turchia. Anche lei, come altri, lascia intendere che si spera in ulteriori cambiamenti dopo le prossime elezioni presidenziali ad aprile 2015. In campagna elettorale, sono solo proclami. I partiti sono quattro. Le differenze si possono giocare proprio sul livello di distanza imposta alla Turchia, ma il margine resta ristretto.

Tutti i partiti invece hanno l’adesione all’Ue nel loro programma, anche se l’avvocato ammette che nel paese c’è meno entusiasmo per l’Ue, dopo la grossa crisi economica che ha colpito la Grecia e Cipro di conseguenza. La crisi mondiale non ha risparmiato la Turchia e la parte turca di Cipro, ma molto meno di quanto abbia segnato lo Stato Ue, le cui banche, fortemente legate a quelle greche, le hanno seguite nel collasso. Anche a Cipro colpisce il numero di istituti chiusi.

Sul piano economico, c’è una battaglia che la Repubblica di Cipro, membro Ue, sta facendo per il riconoscimento del marchio Doc per il famoso formaggio greco Halloumi. Il punto è che, passando il Muro e andando al nord di Cipro, riconosciuta solo dalla Turchia, si trova esattamente lo stesso prodotto caseario con il nome, tradizionale per i turco-ciprioti, di Hellim. Oltre il 16% della popolazione nel Nord è legata alla produzione o distribuzione di questo formaggio e il 24% dei prodotti esportati è rappresentato proprio dall’Hellim. Il marchio Doc solo per l’Halloumi significherebbe un danno economico per il Nord, ma si capisce che rappresenterebbe qualcosa di più: l’ennesimo rifiuto di considerazione del mondo per un popolo che da 40 anni paga l’invasione turca e che oggi si batte per resistere alla svolta islamica.

Da Famiglia Cristiana del 6 febbraio 2015