La Nato aggiorna la sua visione strategica

“La natura delle minacce ora è globale e interconnessa”. E’ quanto si legge nel documento del vertice NATO di Madrid Strategic Concept che sostituisce il precedente del 2010. Chiaro il riferimento alla guerra in Ucraina, ma non si devono trascurare altri scenari considerati come quello della “strumentalizzazione delle migrazioni” da contrastare, sottolinea l’esperto di Studi strategici Andrea Gilli

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Gli Alleati “non possono più scartare” l’ipotesi di un attacco contro la loro “sovranità e l’integrità territoriale”: è quanto si legge nel documento-guida della Nato che emerge dal vertice di Madrid. Il punto centrale del dibattito, che si conclude oggi con la firma del nuovo Fondo per l’innovazione per investire nelle tecnologie emergenti, è stata l’adesione di Finlandia e Svezia.

La reazione di Mosca

La Russia risponderà allo stesso modo se la Nato dispiegherà truppe e infrastrutture in Finlandia e Svezia dopo che si saranno unite all’Alleanza Atlantica. Lo afferma il presidente Vladimir Putin sottolineando che l’adesione dei due Paesi non è un problema ma lo sarebbe appunto il dispiegamento di truppe dell’Alleanza Atlantica.  Il via libera della Turchia L’adesione di Svezia e Finlandia ormai è possibile dopo che la Turchia ha rimosso il veto. Il presidente Recep Tayyip Erdogan, che lamentava il sostegno dei due Paesi a affiliati del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), sembra soddisfatto per aver comunque rilanciato su scala internazionale la posizione turca e in qualche modo avvisato tutti, non solo Stoccolma e Helsinki ma anche Berlino e Washington, sull’eventuale reazione per un appoggio – pur soltanto in chiave anti Isis ad esempio nel nord della Siria – a esponenti di questa organizzazione.

La nuova visione della Nato

La giornata cruciale del vertice si è conclusa ieri con la pubblicazione del cosiddetto nuovo Concetto strategico della NATO, “un progetto per l’adattamento dell’Alleanza a una nuova realtà della sicurezza per i prossimi anni” in cui si legge che “la natura delle minacce ora è  globale e interconnessa”. Ora lo ‘Strategic Concept’ è pubblico mentre in passato, ai tempi della Guerra Fredda, era considerato di natura sensibile e dunque segreto. Nel suo aspetto più pratico, presenta un nuovo modulo di forze Nato, integrato sui cinque domini (terra, mare, aria, cyber e spazio) che prevede truppe pre-assegnate a specifiche aree e Paesi (ma non dislocate), mezzi pre-posizionati ed effettivi rafforzati per le rotazioni. In tutto, secondo quanto dichiarato dal Segretario Generale Jens Stoltenberg, gli Alleati s’impegnano a fornire “entro l’anno” al comando supremo (Saceur) 260.000 forze aggiuntive a vari livelli di disponibilità.

Del documento abbiamo parlato con Andrea Gilli, docente di Studi Strategici all’Università Luiss e ricercato del Nato Defence College:

Gilli innanzitutto chiarisce che i leader a Madrid hanno licenziato l’ultima versione del documento che chiarisce la visione strategica della Nato e che va a sostituire quello di Lisbona del 2010.  I regimi autoritari sfidano gli “interessi” e “i valori democratici” dell’alleanza e al contempo investono in “sofisticate capacità militari, anche missilistiche, sia convenzionali che nucleari”.

Diversi paragrafi dedicati al ruolo di Russia e Cina

In modo inedito, si affronta espressamente “la partnership strategica, sempre più profonda” tra Pechino e Mosca, che viene vista contro “i valori e gli interessi della Nato”. La Russia torna ad essere la più “significativa minaccia diretta” per l’Alleanza, perché “punta a destabilizzare i Paesi del sud e dell’est dell’Alleanza”, pone “una sfida strategica” nell’Artico, e il rafforzamento militare nel mar Baltico, Mediterraneo, mar Nero, così come l’integrazione con la Bielorussia, rappresentano altri fronti da considerare.  Non solo crisi ucrainaLo studioso invita a considerare il documento per la riflessione che propone anche al di là del riferimento diretto alla guerra in Ucraina  che – afferma – era doveroso. E cita le nuove sfide considerate:  “cyber, ibride, spaziali”, che – spiega – nel documento sono trattate in modo approfondito. Gilli citando passi del documento spiega che quando si parla di Cina si parla di sfide e non di minacce per gli “interessi, la sicurezza e i valori” dell’Alleanza. In ogni caso, – aggiunge – si dice che Pechino usa la sua leva economica per   “creare dipendenze strategiche e aumentare la sua influenza” e che la Cina inoltre compie  operazioni  ibride e cibernetiche che colpiscono la sicurezza alleata.

Il clima “sfida primaria”

In particolare, Gilli mette in luce come il cambiamento climatico sia definito “la sfida primaria del nostro tempo”. La Nato – si legge – promette di rafforzarsi in tutti questi settori e assicura che lavorerà per identificare e ridurre “le vulnerabilità strategiche”, comprese le “infrastrutture, le catene di valore e i sistemi sanitari”; allo stesso tempo saranno rafforzati la “sicurezza energetica” e i “servizi essenziali” per le popolazioni. E si studia la messa a punto di una nuova metodologia per mappare le emissioni di gas serra militari.

No alla strumentalizzazione dei flussi migratori

Gilli parla di novità significativa quando fa riferimento a come viene trattato il tema migrazioni. Il nuovo Concetto strategico della Nato – ricorda – racchiude la “strumentalizzazione dei flussi migratori” così come “la manipolazione dei flussi energetici” tra i fattori che rappresentano “minacce ibride” per i Paesi alleati, insieme con altri aspetti come gli attacchi informatici o le notizie false: è quanto sottolineano fonti della delegazione spagnola al vertice di Madrid, indicando che il passaggio sulle migrazioni è stato inserito su proposta del governo iberico. Questo aspetto, aggiungono le stesse fonti, è uno di quelli riferiti al “fianco sud” della Nato al quale il nuovo concetto strategico presta particolare attenzione. Ad esempio, l’area del Sahel viene ora indicata come “zona a rischio”.

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2022-06/alleanza-atlantica-svezia-finlandia-ucraina-russia-migrazioni.html