Un giorno senza donne

Che il Messico non sia il paese più amichevole del mondo con le donne non è una novità. Ma l’efferatezza degli ultimi due feminicidi, quello di un ragazza di 25 anni – privata successivamente degli organi interni dal suo fidanzato/aguzzino – e di una bambina di 7 anni, sono stati il fattore scatenante di nuove proteste in tutto il paese. E della chiamata a uno sciopero generale di tutte le donne messicane il prossimo 9 marzo con lo slogan: “un dia sin nosotras”, un giorno senza di noi. L’America Latina è forse il continente dove si possono trovare le donne più potenti e, allo stesso tempo, più maltrattate. Negli ultimi anni sono state diverse le presidenti elette in vari paesi – un numero molto più alto rispetto all’Europa – e allo stesso tempo i movimenti femministi e di difesa dei diritti hanno dato incredibili passi avanti al punto di fare scuola a molti altri Stati considerati, sulla carta, “primo mondo”. In Argentina ci sono alcuni comportamenti che non vengono proprio tollerati e il vicino Cile segue la stessa strada, soprattutto negli ultimi tempi,  a partire dallo sciopero delle studentesse universitarie contro gli abusi di un professore fino ad arrivare al flash mob “uno stupratore sul tuo cammino” del “colectivo las tesis” che ha fatto il giro del mondo, realizzato proprio durante le proteste che da mesi stanno infiammando il paese e minando le certezze del presidente Sebastián Piñera.

Venerdì 6 marzo alle 11.00 Luigi Spinola ne ha parlato con Fausta Speranza, giornalista della redazione esteri dell’Osservatore Romano ed esperta di Messico, autrice del libro “Messico in bilico, viaggio da vertigine nel paese dei paradossi” (ed. Infinito, 2018).