Cipro: il monastero della pace

Il restauro di un monastero diventa occasione di riconciliazione tra la comunità turca e quella greca di Fausta Speranza

cipro2_ok_1144043

Il monastero di Sant’Andrea Apostolo, a Cipro (foto Speranza).

Cipro – Un antico monastero unisce i turco ciprioti musulmani e i greco ciprioti ortodossi e soprattutto supera la barriera dell’ultimo Muro in Europa: quello tra la Repubblica di Cipro, nell’Ue, e la Repubblica del Nord di Cipro non riconosciuta da nessuno ad eccezione della Turchia.

Parliamo del Monastero dedicato a Sant’Andrea apostolo, che si trova nella parte Nord dell’isola, controllata dalla maggioranza musulmana sunnita, in particolare nella regione orientale, che guarda alla Siria. Oggi 11 Novembre vengono inaugurati i lavori di restauro del Monastero che – è qui l’eccezionalità – verranno condotti in stretta cooperazione tra archeologi ed esperti delle due comunità, turco ciprioti e greco ciprioti, divisi esattamente da 40 anni.

In seguito a forti contrasti tra le due comunità, 50 anni fa arrivava la missione dell’Onu che ancora controlla la zona demilitarizzata segnata dalla Green Line. Ma nel 1974 la Turchia, dichiarando di dover proteggere la comunità turca, invadeva il 40% del territorio, al Nord.
Da allora la maggior parte dei luoghi di culto cristiani nel Nord sono stati chiusi o trasformati in moschee.

L’aspetto culturale è solo uno dei tanti da considerare in questa dolorosa divisione, ma oggi è l’aspetto attraverso il quale la società civile e le comunità religiose mandano un segnale di apertura e cooperazione al mondo della politica, della geopolitica e degli interessi economici. Nel 2008,  in collaborazione tra i due Paesi, è nato il Comitato Tecnico per il patrimonio culturale, che ha per copresidenti  esponenti delle due comunità.

Abbiamo incontrato il turco cipriota Ali Tunkay che ci ha spiegato che sono appena arrivati 4 milioni di euro dall’Unione Europea per il restauro di edifici di culto e monumenti, e che altri 4 sono in arrivo entro il 2016. Cinque milioni di euro sono stati stanziati per questo Monastero, perchè – ha sottolineato  Tunkay a Famiglia Cristiana – sia il simbolo di una rinnovata cooperazione tra le due comunità. Tunkay non ha dubbi: “Il conflitto è politico, non è affatto etnico o religioso”.

da Famiglia Cristiana dell’11 novembre 2014