Monsignor Ginami ha raccontato la malattia e la grande forza della madre Santina. Tre libri diventati best seller e occasione di carità.
Monsignor Ginami con la madre Santina a Gerusalemme.
La speranza, un bestseller. Ma non è un guru a scrivere e non si tratta dell’ennesimo libro di ricette per vivere meglio, ritrovare la forma fisica, circoscrivere l’ansia, gestire le responsabilità da manager, educare figli vincenti, o qualcosa di simile ai tanti standard di perfezione ai quali tutti sembriamo aspirare. Si parla di speranza ma in una storia in cui la sofferenza cresce, la malattia consuma, la vita si spegne. Una storia che occupa tre libri, ognuno con svariate ristampe, che vende all’inverosimile in anni in cui i libri non vendono più. E i libri, o meglio i ricavi, diventano case a Gerusalemme, progetti in Paesi in via di sviluppo, borse di studio per ricercatori in Medicina.
Viene da immaginare una trama particolare, con sviluppi sorprendenti o magari con un miracolo evidente. Chi cercasse qualcosa di simile nei libri di Luigi Ginami rimarrebbe deluso. E’ la narrazione del calvario tra ospedali e assistenza. Per i canoni attuali della comunicazione, che deve essere efficace, essenziale, pungente e accattivante, i libri potrebbero risultare a tratti ripetitivi. Lo stile è diretto, semplice, la narrazione è arricchita da illuminanti citazioni bibliche ma a volte si appiattisce nell’andatura da diario. A voler riassumere la trama, resta la traccia di una vicenda per nulla esemplare: una donna anziana, la sua malattia e la conseguente semi-immobilità. C’è l’amorevole cura di due figli che, avendo perso il padre piccolissimi, da questa madre sono stati allevati tra significative difficoltà economiche. Anche questo non è qualcosa di nuovo.
Di veramente particolare c’è solo il sorriso di questa donna e il suo impegno incessante di preghiera in un dialogo profondo con Dio. Si incontrano alcuni anziani remissivi e dolcemente rassegnati alla condizione di sofferenza ma nel caso di Santina Zucchinelli non si tratta solo di questo. I medici, gli infermieri, i degenti che l’hanno incontrata nel suo percorso, dal ricovero per un intervento chirurgico al cuore alla rianimazione e poi alla riabilitazione e all’assistenza come invalida, hanno parole straordinarie per l’insegnamento di vita raccolto da questa donna. Nella morte della vitalità dinamica del fisico, e quindi della parola e di altre facoltà, in tantissimi hanno trovato la vita. A tanti ha insegnato a pregare.
I libri, editi da Edizioni Paoline e Editrice Velar tra il 2005 e il 2011, hanno per titolo citazioni bibliche: La speranza non delude, Quando sono debole è allora che sono forte, Roccia del mio cuore è Dio. Nel primo libro si legge: “La Speranza non è ottimismo, non è convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo, la Speranza è certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato, che abbia successo o meno”. Non ha studiato Santina e non filosofeggia mai. Questa idea di Speranza, però, la ripete spesso prima di perdere la parola.
Si potrebbe dire che di particolare c’è la storia del figlio di Santina: diventa sacerdote e scopre che la madre ha fatto un voto quando, giovane sposa, non riusciva a rimanere incinta. Ha chiesto a Dio innanzitutto un figlio maschio da offrire alla Chiesa come sacerdote. E tanti dei soldi faticosamente messi insieme con il lavoro di pulizie ad ore convergono nel gruzzolo necessario per mantenere Luigi al seminario. In un’epoca in cui ci si sente tutti un po’ psicologi, viene da pensare subito a un quadretto familiare in cui il rapporto viscerale tra madre e figlio, con possibili inclinazioni ad una certa morbosa esclusività, giustifichino tanti libri dedicati a mamma Santina. Ma i libri vivono di vita propria: le richieste di traduzioni prima in inglese e poi in altre lingue vanno ben oltre le intenzioni di un figlio.
Don Luigi pubblica i libri firmando la cessione dei diritti di autore e dunque rinunciando a guadagni. Chiede solo tante copie per quanti amici chiederanno di leggere la storia che lui ha poco tempo per raccontare. In ogni caso si moltiplicano le vendite. Lo invitano a presentare le pubblicazioni anche a Los Angeles: nella terra delle perfezioni di bellezza degli attori e delle finzioni affascinanti, don Luigi trova un’ampia platea di gente ad ascoltare il suo racconto così crudo e vero.
Quando chiede al personale medico le indicazioni necessarie per soddisfare il forte desiderio di Santina di tornare a Gerusalemme si sente rispondere con tante raccomandazioni a evitare un viaggio del genere. Ma inaspettatamente arrivano offerte di soldi, donazioni per contribuire a soddisfare il desiderio di Santina di tornare a pregare al Santo Sepolcro. Sono tanti soldi e don Luigi, che non può accettarli, suggerisce a chi li offre di impiegarli in Terra Santa: nasce una casa per sacerdoti che vogliono pregare nei luoghi dove il Cristianesimo ha avuto origine e si completa il restauro di edifici cristiani in precarie condizioni, come la facciata della Chiesa dell’Esarcato armeno cattolico di Gerusalemme.
Il viaggio di Santina in Terra Santa si fa e poi comincia un giro per i Santuari più importanti. Santina non è trasportabile secondo alcuni parametri ospedalieri e soprattutto è una gran fatica per tutta l’assistenza che comporta. Ma ogni volta è felice e ogni volta travolge con il suo sorriso e l’intensità della sua preghiera tanti ammalati. E dunque oltre ai Santuari arriva a missioni in giro per il mondo. Tra il 2005 e il 2012, Santina compie 43 viaggi, percorrendo circa 140.000 km. Trascorre in viaggio 324 giorni. Arriva anche in Africa, in Brasile. E’ facile domandarsi perché quest’ansia di attraversare luoghi in condizioni così precarie, ma se si ascoltano i racconti e si vedono le foto di tanti volti coinvolti le domande vengono meno.
E’ una spesa notevole. Don Luigi spende anche se spesso è invitato, ma immancabilmente si ritrova con offerte di donazioni. Immancabilmente risponde con un’idea. Nasce la borsa di studio per giovani impegnati nella ricerca nel campo della cardiochirurgia presso gli Ospedali riuniti di Bergamo, città dove è vissuta Santina, nata a Sforzatica di Dalmine il 29 dicembre 1925. La medicina ha bisogno di nuovi orizzonti di studio per servire l’uomo. Sono già sei i ricercatori sovvenzionati.
C’è poi la vicenda legata ad Olinda, la badante peruviana che assiste Santina in 8 anni di invalidità. Don Luigi Ginami, che veramente dovremmo chiamare mons. Ginami, si interessa della sua famiglia lontana, capisce alcune necessità e provvede ad alcune spese. Accade che le persone che aiutano gli anziani in una assistenza così umile, vitale nell’intimità di un bisogno essenziale, diventino persone di famiglia. Ma nel caso di Santina e don Luigi si mette in moto una macchina di sostegno per tante donne che lasciano il loro paese di origine per venire ad assistere anziani malati nei nostri paesi benestanti. Nasce una rete di assistenza per immigrate: a sostegno per esempio di ragazze madri ma anche per bisogni più semplici ma difficili per chi non conosce la burocrazia del paese in cui si trova, come essere in regola con pagamenti o ricorrere all’assistenza di medici convenzionati. Dunque l’aiuto concreto per le cure a una badante boliviana con problemi psichiatrici, a una bambina vittima dello choc di un attentato a Baghdad in Iraq, ma anche a un ragazzo dissidente a Cuba ricoverato in un ospedale psichiatrico. Tutto è raccontato nei libri.
Dopo la morte di Santina, avvenuta il 4 dicembre 2012, il funerale e la Messa in suffragio celebrata a Roma dal cardinale Comastri il 13 dicembre, non è facile incontrare Don Gigi, o mons. Luigi Ginami che dir si voglia. Non nasconde il dolore per il vuoto umano che sente. Lo ammette con semplicità disarmante. Ammette anche il timore di rimanere senza il pungolo che Santina rappresentava: il richiamo costante e severo alla preghiera e alla santità. Si percepisce che vorrebbe, oltre alla concentrazione del suo impegno di sacerdote, pensare a conservare nel cuore, oltre che nei libri, le raccomandazioni di una madre che sempre ha usato poche parole per tutti i suoi insegnamenti: obbedienza, preghiera, speranza, abbandono in Dio. Vorrebbe silenzio per vivere davvero il significato di queste parole. Ma in tanti gli chiedono che cosa farà ora.
Si rifugia per giorni a Gerusalemme dove riposano le spoglie mortali di Santina il cui corpo è stato cremato. Mons. Ginami ci ricorda che la Chiesa ammette la cremazione “purché non avvenga in dispregio della Risurrezione” e ci tiene a spiegarci di aver scelto la cremazione proprio “come un gesto di ossequio della nostra povera fede al grande Mistero della Risurrezione”. In passato don Gigi ha lavorato accanto al cardinale Carlo Maria Martini, che ha accompagnato con contributi di riflessione e lettere affettuose le pubblicazioni dei suoi libri. Capiamo che il vuoto umano è duplice.
Riusciamo in un giorno di Quaresima ad incontrare mons. Ginami. E’ cordialissimo e si illumina a nominare la Fondazione Santina Zucchinelli, che sta nascendo per continuare a raccogliere i frutti di una vita di preghiera e speranza, di una esperienza di pace e pienezza nella sofferenza.
Per saperne di più di Santina, ci rimanda ai libri e al sito www.rocciadelmiocuore.it, ma anche al DVD “Quattro scintille di luce” con la rappresentazione della compagnia teatrale di Carlo Tedeschi. Non solo, ci indica il link al gruppo su Facebook e all’account twitter @sorriso di luce. E poi aggiunge che si può pregare il rosario in collegamento con la registrazione fatta con Santina e riportata da un gruppo di ragazzi su youtube. E su youtube si trova anche il video-presentazione della Fondazione Santina Zucchinelli.
Sorride quando gli facciamo notare tanta presenza nei moderni media di una donna lontana dai canoni di bellezza fisica. Sorride e aggiunge: “Pensa a quanti libri venduti con la copertina dedicata all’immagine di una anziana non autosufficiente!”. Una bellissima assurdità editoriale in tempi di società dell’immagine. Assurda come il sorriso di Santina nella sofferenza. Assurda come la Vita che nasce dalla morte in Croce.
Fausta Speranza
da Famiglia Cristiana del 13 Marzo 2013