LA SVOLTA POLITICA ITALIANA

– Intervista con padre Michele Simone –

L’Italia è ad una svolta politica. Nelle elezioni di domenica e lunedì scorsi gli italiani hanno scelto l’alleanza di destra. Il cosiddetto Polo della Libertà ha raggiunto la maggioranza assoluta alla Camera, con 366 seggi su 630, contro i 213 dei progressisti e i 46 del Centro. Per soli 3 voti è stato mancato un risultato analogo al Senato.

La 12.ma legislatura si parirà il 15 aprile con l’insediamento dele nuove Camere e l’elezioni dei rispettivi presidenti. Subito dopo il presidente del Consiglio, Ciampi, si dimetterà e inizieranno le consultazioni ufficiali.

Intanto l’attenzione è rivolta ai contrasti sulla guida del governo tra il leader della Lega, Bossi, da una parte, e il leader di Forza Italia, Berlusconi, e il leader di Alleanza Nazionale, Fini, dall’altra. In definitiva, se per la sinistra le elezioni hanno rappresentato una dura sconfitta, per il Centro di Segni e Martinazzoli hanno segnato una vera e propria disfatta. Ma che cosa ha spinto l’elettorato ad una così forte aggregazione a destra?

Ascoltiamo l’opinione di Padre Michele Simone, caporedattore di “Civiltà Cattolica”, nell’intervista di Fausta Speranza.

R – La grande capacità del dottor Berlusconi è .. stata quella di aver intuito che esisteva uno spazio di centro-destra e di averlo saputo occupare. Correlativamente, c’è stata anche una sconfitta preannunciata, cioè l’incapacità della coalizione di sinistra di presentarsi in maniera credibile allo elettorato moderato. In fondo, anche senza volerlo, la campagna elettorale della sinistra è stata finalizzata a mantenere i voti della sinistra. Un elettore conservatore o moderato non si capisce perché avrebbe dovuto votare la coalizione sinistra.

D –  Padre Simone, abbiamo detto che tanti idealmente legati più al centro che alla destra hanno aderito a questo centro-destra vedendo una forza di contrasto alla sinistra. Quali speranze e quali timori possono nutrire questi elettori?

R – Qui dipenderà un po’ dalla saggezza dei nuovi governanti, il non cadere nell’euforia della vittoria, cioè nel non rimanere schiavi dei progetti eccessivamente ispirati alla politica cosiddetta di Reagan e saper, invece, mitigare le asprezze del capitalismo selvaggio con gli opportuni ammortizzatori sociali, per salvare la pace sociale del Paese. In questo senso l’accordo tra sindacati, governo e confindustria sottoscritto all’epoca del governo Ciampi rappresenta un punto importante di passaggio per il futuro della società. Salvaguardare la pace sociale deve essere uno degli obiettivi del nuovo governo.

D –  Quale sarà il futuro del centro, in particolare che cosa dire a proposito della crisi attuale del Partito popolare?

R – Il Partito popolare ha avuto troppo poco tempo per poter far passare nell’elettorato la sua nuova realtà. E quindi è rimasto con l’immagine che la coalizione di centrodestra ha voluto appiccicargli sopra di partito eccessivamente di centro-sinistra e quindi aperto a una possibile coalizione con la sinistra. D’altro canto, l’appoggio al governo Ciampi compiuto per dovere nei confronti del Paese ha fatto sì che quella gran massa di cittadini che nella Democrazia Cristiana vedeva difesi gli interessi di una certa elusione fiscale, di una certa parziale evasione fiscale, non si è sentita più protetta, perché il bilancio statale non lo permette più, e ha visto quindi che la difesa dei propri interessi veniva assunta dal polo moderato.

D –  Quali prospettive ha questa nuova stagione?

R –  Rimane un punto interrogativo l’esistenza di una significativa presenza di un partito fatto di cattolici. E quindi il giudizio andrà dato sui singoli provvedimenti opponendosi a ciò che va contro la coerenza e i principi che ispirano un cattolico, accettando ciò che, da qualsiasi parte venga, sia nella linea indicata da questi principi.