Francesco all’Europa: diritti “individualistici” contro il bene comune

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Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita rischia di perdere la propria anima: è il forte messaggio che Papa Francesco ha consegnato ieri al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa in una storica visita a Strasburgo. Tanti i temi trattati: lavoro, ecologia, famiglia come cellula fondamentale della società, tutela della vita umana, spesso uccisa nel grembo oppure oggetto di scambio e smercio, immigrazione. Il Papa ha esortato a fare tesoro delle radici religiose del vecchio continente, denunciando il pericolo posto oggi dalla rivendicazione dei cosiddetti diritti individuali, o meglio individualistici, che attentano al bene comune dimenticando i doveri. Ascoltiamo alcuni commenti raccolti a Strasburgo dalla nostra inviata Fausta Speranza:

Il Papa ha toccato la motivazione prima e ultima della costruzione europea: il bene comune, condannando egoismi e intellettualismi, ma risvegliando un bisogno profondo di un rinnovato umanesimo, così l’eurodeputata Silvia Costa:

R. – Con un tono molto pacato e molto sereno, ma anche molto incisivo ci ha come lasciato una enciclica europea – potremmo chiamarla così – perché lui ha avuto la forza e la capacità di dirci, nel momento in cui l’Europa sembra smarrire un poco la sua identità e anche la sua direzione – come ha detto anche Schultz –, ci ha richiamato a quale sia il valore fondativo della cultura dei diritti umani europei, dicendo che è, dopo la guerra, dopo la lacerazione dei conflitti, l’affermazione della dignità della persona umana, che quindi non è strumento, che quindi non è solo lavoratore o cittadino, ma è persona. Intorno a questo ha costruito un ragionamento straordinario, ma ha anche  aperto una prospettiva bellissima, di fiducia, di speranza. Ci ha detto ‘non abbiate paura’ e ha detto due cose fondamentali, che i diritti umani, che sono il fondamento della Carta dei Diritti e della Costituzione europea, devono però evitare alcune forme, chiamiamole di “assolutismo”, per cui il diritto diventa un diritto individualista, solitario, l’uomo diventa assoluto e, a quel punto, da un lato non riconosce più il bene e il male e dall’altro per la persona che non serve c’è la cultura dello scarto e viene lasciata ai margini. Questa è una bellissima metafora del rischio che corriamo oggi, perché – ha ricordato – la natura umana è relazionale, non è solo solipsista. E questo è necessario per costruire quella base dell’Europa, che è l’Europa della solidarietà, della sussidiarietà e della costruzione insieme, con tutte le culture che possono dare un contributo al bene comune, alla pace e alla democrazia. Anzi, è bellissimo il suo intervento su una democrazia – molto profondo – che rischia di essere omologata e non più rappresentativa, perché altri poteri, per esempio finanziari, che sono senza volto, rischiano di prendere il posto dei poteri democratici. Questa, quindi, è una richiesta a noi, che qui dobbiamo rappresentare invece la democrazia, di fare meglio il nostro mestiere e di riportare l’Europa vicino alla sensibilità, al sentire e alle esigenze del popolo europeo.

Il Papa, rivolgendosi agli eurodeputati ha parlato a 500 milioni di cittadini che loro rappresentano, parlando all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha mandato il suo messaggio a 800 milioni di cittadini che questo organismo paneuropeo rappresenta. Lo ricorda PierVirgilio Dastoli, presidente del Movimento federativo europeo, sottolineando i motivi di fiducia sollevati da Papa Francesco e alcune precise implicazioni politiche:

R. – Ha detto che l’Europa non deve avere paura. Però nel suo discorso ci sono tre o quattro punti molto importanti: il primo è la tematica della democrazia, che non è la democrazia degli Stati, ma quella dei popoli. Il secondo: ha detto una frase – a mio avviso – molto significativa che dovrebbe essere ascoltata attentamente da tutti i deputati quando ha detto: ‘Quando si aumentano i poteri, aumenta anche la responsabilità’. Io spero che questo tema sia stato ascoltato dai deputati con molta attenzione. Il terzo punto, ma questo è il suo leitmotiv, è quello della vita umana e della persona, a sua volta collegato ad una serie di temi come il lavoro, l’immigrazione, la solidarietà, … In questo modo si declina tutto. Poi fra l’altro, ha aggiunto questo elemento che nel Trattato europeo manca, così come manca nella Carta. Mi ricordo quando discutemmo della Carta dei diritti: non basta parlare di diritti ma bisogna parlare anche di doveri. L’Unione Europea dovrebbe cominciare a pensare e ad elaborare una carta dei doveri. L’ultimo punto è quello dell’ambiente; ha detto che noi non siamo proprietari della natura, non dobbiamo dominarla ma essere in grado non soltanto di proteggerla, ma di utilizzarla al meglio.

Massimo Palumbo è un funzionario del Parlamento Europeo autore del libro intitolato “Dipinta di blu”, in cui ha voluto ragionare sullo spessore etico, politico, culturale dell’Europa. Sottolinea il richiamo del Papa ai valori fondanti dell’Europa:

R. – E’ importante riscoprire questi valori fondanti che sono i valori dei padri fondatori, che il Santo Padre ha ricordato, e che poi sono le radici politiche dell’Europa nata dopo la II Guerra Mondiale, che devono garantire all’Europa da un lato la pace e dall’altro il benessere, non inteso solo in senso materiale. Quindi il discorso del Papa sul ritrovare il coraggio e la forza di puntare su una maggiore attenzione ai valori anche dell’identità, è un elemento importante anche per uscire fuori dalla crisi economica, perché è un problema di fiducia e la fiducia si crea anche sugli aspetti immateriali, sugli aspetti ideali. E’ stato un grande discorso, nel quale mi pare che questi due elementi – l’elemento ideale e l’elemento di concretezza – possano in qualche modo configurarsi nella parola dignità. Non una dignità monade – come ha detto il Papa – cioè individualistica, ma sempre in una prospettiva di bene comune, di cooperazione, per cercare di risolvere i problemi e dare risposte alla gente.

D. – In definitiva, una sferzata che può risvegliare da tanto torpore?

R. – Assolutamente si! E’ sempre utile che una persona con questo prestigio, con questo carisma, come è il Santo Padre, possa indirizzarsi ai deputati europei e svegliare l’Europa da questo suo torpore e portarla verso una maggiore vicinanza alla gente: questo poi porterà – a sua volta – ad una propulsione dal basso per il progetto europeo.

Francesco al Parlamento di Strasburgo: l’Europa riscopra la sua anima buona

Discorso di Papa Francesco al Parlamento Europeo

L’Europa è una “famiglia di popoli” chiamata a prendersi cura “della fragilità dei popoli e delle persone”, a lavorare per dare “dignità” all’uomo in quanto “persona” e non come “soggetto economico”. Sono alcuni dei concetti espressi questa mattina da Papa Francesco durante il suo intervento al Parlamento europeo di Strasburgo, sottolineati dagli applausi dei deputati riuniti in seduta solenne. Il Papa ha esortato a rifiutare la “cultura dello scarto” e quegli stili di vita di “un’opulenza ormai insostenibile” e “indifferente” specie verso i più poveri, e a creare le condizioni per il lavoro, la difesa della  famiglia e dell’ambiente. La cronaca di questa prima tappa di Francesco a Strasburgo nel servizio della nostra inviata, Fausta Speranza:

L’Europa che riscopre la sua anima buona può essere “prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità”. Questo il cuore del messaggio di Papa Francesco che, a un’Europa che vede “nonna e meno vitale” ma anche “più ampia e influente del passato”, innanzitutto raccomanda di “riscoprire la dignità dell’uomo persona, e non solo cittadino o soggetto economico”. Dunque la prima denuncia: “L’essere umano ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo” che quando non lo ritiene più “funzionale” lo scarta. Vittima – sottolinea – di “stili di vita un po’ egoisti, legati a un’opulenza non più sostenibile”. E pone l’accento sulle singole tematiche: lavoro, migrazioni, persecuzioni religiose, ma anche i rischi concreti per la democrazia. E la raccomandazione precisa: “Il Cristianesimo non è un pericolo”. In particolare, Francesco ricorda che i Padri fondatori hanno pensato un’Europa su valori concreti: dignità dell’uomo, solidarietà, sussidiarietà:

“Effettivamente quale dignità esiste quando manca la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero o di professare senza costrizione la propria fede religiosa? Quale dignità è possibile senza una cornice giuridica chiara, che limiti il dominio della forza e faccia prevalere la legge sulla tirannia del potere? Quale dignità può mai avere un uomo o una donna fatto oggetto di ogni genere di discriminazione? Quale dignità potrà mai trovare una persona che non ha il cibo o il minimo essenziale per vivere e, peggio ancora, che non ha il lavoro che lo unge di dignità?”

Il rispetto della dignità della persona passa attraverso il rispetto di diritti inalienabili e su questo loda quello che definisce “un impegno importante e ammirevole dell’Ue”. Ma mette in luce i rischi di un accento sbilanciato sui diritti individuali – e a braccio aggiunge “individualistici” – che dimenticano che l’uomo non è una monade:

“… ogni essere umano è legato a un contesto sociale, in cui i suoi diritti e doveri sono connessi a quelli degli altri e al bene comune della società stessa”.

Il Papa chiede alla politica “di farsi carico del presente nella sua situazione più marginale e angosciante ed essere capace di ungerlo con dignità”. E spiega cosa significhi realmente parlare di dignità:

“… guardare all’uomo non come a un assoluto, ma come a un essere relazionale. Una delle malattie che vedo più diffuse oggi in Europa è la solitudine, propria di chi è privo di legami.”

Giovani, poveri, migranti, crisi economica: è qui la radice della sfiducia “che – dice il Papa – è andata crescendo da parte dei cittadini”; nasce da tutto ciò “l’impressione generale di stanchezza e invecchiamento”. Dunque la denuncia forte di Papa Francesco:

“Si constata con rammarico un prevalere delle questioni tecniche ed economiche al centro del dibattito politico, a scapito di un autentico orientamento antropologico. L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che – lo notiamo purtroppo spesso – quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati, dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere”.

Sul lavoro il Papa chiede: “Coniugare flessibilità del mercato con stabilità e certezza delle prospettive lavorative”. Sulle migrazioni, “politiche corrette, coraggiose, concrete e – sottolinea – non di interesse”. Ma chiede anche considerazione per la famiglia, rispetto per l’ambiente, per il creato, facendo appello alla “creatività europea” da alimentare, puntando sull’educazione e la formazione, e fa un esempio concreto: scoperte nuove sulle fonti alternative di energia.

Ancora il Papa denuncia “l’assolutizzazione della tecnica”, la vita umana “oggetto di scambio o di smercio”, il Mare Mediterraneo ridotto a un cimitero, “le persecuzioni  che  – sottolinea – colpiscono quotidianamente le minoranze religiose e particolarmente cristiane”. Ricorda le persone schiave, uccise, decapitate, crocefisse e bruciate vive. E senza mezzi termini afferma: avviene “sotto il silenzio vergognoso e complice di tanti”. Ricorda poi i valori sui quali i Padri fondatori hanno costruito l’Europa: dignità, pace, solidarietà, sussidiarietà:

“Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita è un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello spirito umanistico che pure ama e difende”.

Francesco parla di radici dell’Europa nominando precisamente: “Le fonti lontane che vengono dalla Grecia e da Roma, da substrati celtici, germanici e slavi e – sottolinea – dal Cristianesimo che li ha plasmati”. Tutto ciò – dice – sta in duemila anni di rapporto tra territorio europeo e cristianesimo. “Una storia non priva di conflitti e di errori, anche di peccati, ma sempre animata dal desiderio di costruire per il bene”. Dunque, l’invito a non avere paura del cristianesimo:

“In questo senso ritengo fondamentale non solo il patrimonio che il cristianesimo ha lasciato nel passato alla formazione socioculturale del continente, bensì soprattutto il contributo che intende dare oggi e nel futuro alla sua crescita. Tale contributo non costituisce un pericolo per la laicità degli Stati e per l’indipendenza delle istituzioni dell’Unione, bensì un arricchimento”.

Papa Francesco rinnova la disponibilità della Chiesa a “un dialogo proficuo, aperto e trasparente con le istituzioni europee”. E afferma con decisione: “Sono sicuro che un’Europa che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere ricchezza e potenzialità, possa essere anche più facilmente immune dai tanti estremismi che – sottolinea – dilagano nel mondo odierno”. Dunque l’invito a liberarsi da manipolazioni e fobie:

“Ritengo che l’Europa sia una famiglia di popoli, i quali potranno sentire vicine le istituzioni dell’Unione se esse sapranno sapientemente coniugare l’ideale dell’unità cui si anela, alla diversità propria di ciascuno, valorizzando le singole tradizioni; prendendo coscienza della sua storia e delle sue radici; liberandosi dalle tante manipolazioni e dalle tante fobie. Mettere al centro la persona umana significa anzitutto lasciare che essa esprima liberamente il proprio volto e la propria creatività, sia a livello di singolo che di popolo”.

E poi l’allarme del Papa sulla democrazia, cuore e vanto dell’Ue:

“Non ci è nascosto che una concezione omologante della globalità colpisce la vitalità del sistema democratico (…) Così si corre il rischio di vivere nel regno dell’idea, della sola parola, dell’immagine, del sofisma… e di finire per confondere la realtà della democrazia con un nuovo nominalismo politico. Mantenere viva la democrazia in Europa richiede di evitare tante ‘maniere globalizzanti’ di diluire la realtà: i purismi angelici, i totalitarismi del relativo, i fondamentalismi astorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza sapienza”.

Dunque gli inviti rivolti agli eurodeputati:

“A voi legislatori spetta il compito di custodire e far crescere l’identità europea, affinché i cittadini ritrovino fiducia nelle istituzioni dell’Unione e nel progetto di pace e amicizia che ne è il fondamento. (…) vi esorto [perciò] a lavorare perché l’Europa riscopra la sua anima buona”.

In definitiva, al Parlamento europeo Papa Francesco lascia l’immagine ricordata dell’affresco di Raffaello dedicato alla Scuola di Atene: con Platone che guarda al cielo e Aristotele che guarda alla terra. E invoca “un’Europa, che contempla il cielo, persegue degli ideali; guarda, difende e tutela l’uomo; cammina sulla terra sicura e salda”.

La visita di Papa Francesco alle istituzioni europee a Strasburgo

Papa Francesco è in volo verso Strasburgo per la visita alle istituzioni europee. Un solo precedente di un Papa: 26 anni fa, l’11 ottobre 1988, le istituzioni accoglievano Giovanni Paolo II.
Come ormai è abituale, ieri pomeriggio Papa Francesco verso le 17.30 si è recato alla Basilica di Santa Maria Maggiore per sostare in preghiera davanti all’immagine della Vergine “Salus Populi Romani”, e domandare la sua intercessione in favore del buon esito del viaggio apostolico a Strasburgo presso le istituzioni europee. Il Papa si è trattenuto in preghiera silenziosa dinanzi alla Vergine per circa mezz’ora e ha offerto un omaggio floreale con i colori europei, di rose gialle e azzurre. Il servizio di Fausta Speranza:

La visita di Giovanni Paolo II fu un preludio all’”annus mirabilis” dell’Europa: il 1989. E’ quanto sottolinea il presidente del Parlamento Europeo, Schultz, in un’intervista all’Osservatore Romano, affermando che Giovanni Paolo II e tutta la Chiesa ebbero un ruolo fondamentale nel processo che mise fine al giogo sovietico. Un ruolo – spiega – nel sostenere la domanda di libertà, emancipazione e indipendenza di milioni di cittadini dell’Europa centro-orientale. 26 anni dopo, l’Europa, nelle parole di Schultz, prova un senso di smarrimento. Ed è proprio in piena crisi, economica e non solo, che arriverà domani Papa Francesco. Parlerà prima al Parlamento dell’Unione Europea, istituzione politico-economica a 27 Paesi. E all’europarlamento ci saranno anche i vertici della Commissione e del Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Ue. Poi, si recherà al Consiglio d’Europa, organismo paneuropeo a 47 Paesi, nato per tutelare i diritti umani.

Questo quinto viaggio internazionale di Papa Francesco a Strasburgo, considerata capitale europea, perché sede di importanti istituzioni insieme con Bruxelles, non ha momenti a carattere religioso o incontri a carattere ecclesiale. E’ proprio la visita di Papa Francesco al cuore della politica europea. Una politica che nelle intenzioni dei Padri fondatori si basava su valori fondamentali, come quello della solidarietà. Come ricorda, alla vigilia del viaggio del Papa, il cardinale segretario di Stato, Parolin, in un’intervista al Ctv. L’Europa molte volte è percepita dalla gente come una realtà molto lontana, dice, una realtà burocratica, che non ispira più speranza. Ma il progetto europeo – raccomanda il cardinale Parolin – se vissuto secondo lo spirito e i valori dei padri fondatori, che gli hanno dato vita, può essere ancora in grado, oggi, di rispondere alle serie sfide dell’Europa attuale e di dare risposte concrete alla gente.

Dopo aver ascoltato nei giorni scorsi la voce del presidente del parlamento europeo, Schultz, Fausta Speranza ha intervistato il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland:

R. – There are very high…

Le aspettative per questa visita sono molto alte. Sono passati 25 anni da quando Giovanni Paolo II è stato qui. Papa Francesco si rivolge all’Europa, all’organizzazione paneuropea, con i suoi 47 Stati membri, con valori basati sui diritti umani. E’ di grande importanza che il Papa presti la sua attenzione a questo impegno. La sua visita è di grande ispirazione per tutti noi.

D. – Tante le sfide per l’Europa, questioni interne o pressioni dall’esterno: quali le priorità, segretario generale?

R. – First of all, I think it’s very important…

Prima di tutto, penso sia molto importante che il Papa venga qui per ricordarci che l’Europa deve basarsi sui valori. Ci sono molti problemi, ma se non cerchiamo di risolverli sulla base dei valori comuni – i diritti umani e lo stato di diritto – non potremo risolverli. Penso che il messaggio papale sia quello di guardare ai bisogni degli individui, in particolare quelli dei poveri, di coloro che non hanno voce. E questo è estremamente importante nell’attuale situazione economica, perché il nocciolo del problema sta in effetti nel fatto che così tante persone, in particolare i giovani, non abbiano un lavoro, non abbiano un futuro. Quindi, focalizzandoci di nuovo su questo con le indicazioni del Papa, possiamo capire come occuparci della crisi economica. Solo includendo di nuovo tutte le persone più escluse nella politica economica della società, si può trovare il modo per uscire dalla crisi. Il centro del problema, infatti, è che così tante persone non stiano lavorando. E tra l’altro questo non aiuta neanche la ripresa. Concentrandoci, dunque, di nuovo sui bisogni di ciascun individuo si avrà una via d’uscita alla crisi. E’ di grande ispirazione per noi. Abbiamo a che fare con i diritti sociali e i diritti umani. Questi dipendono l’uno dall’altro. E un Papa che dice: “Guardate che ora dobbiamo osservare i bisogni di ciascun individuo e mettere tutto questo di nuovo in cima all’agenda”, ci è di grande ispirazione.

D. – In questa fase in cui l’Europa fronteggia la grave crisi economica come vengono coinvolti i diritti umani che sono al centro dell’impegno del Consiglio d’Europa?

R. – Of course, everybody can see that there are social unrest everywhere, extremism is growing…

Ovviamente, tutti possono vedere che i problemi sociali stanno crescendo ovunque, perché tutti devono occuparsi di una diversità crescente, in termini di religione e cultura. L’immigrazione infatti continua, dandoci tante cose buone, ma anche una sfida che è visibile in tanti posti in Europa. Quindi, penso sia estremamente importante adesso che non si dimentichino i valori basilari in questo continente, tra cui la solidarietà. Solo così potremo gestire le molte sfide.

Dal Parlamento Europeo, a esprimere gratitudine per l’arrivo di Papa Francesco e grande attenzione al messaggio che vorrà lasciare sono i due vicepresidenti, Gianni Pittella e Antonio Tajani, rispettivamente del gruppo Socialisti e del gruppo Popolari:

On. Pittella:

R. – Papa Francesco non è soltanto un grandissimo Papa, un’autorità religiosa. Papa Francesco è anche un’autorità morale, un’autorità che qui potrà ricondurci sulla strada virtuosa dell’Europa che ha un’anima, dell’Europa che non si rassegna allo strapotere dei banchieri, dei burocrati, delle lobby finanziarie. Papa Francesco ci darà parole fortissime per ricongiungere l’Europa al suo spirito originario, alla sua missione civilizzatrice: l’Europa nasce per portare pace e per creare civiltà. Ma nel corso del suo divenire è diventata altro. Noi dobbiamo invece tornare alle origini per essere meritevoli della fiducia dei cittadini.

D. – Quindi, una grande attesa per la visita del Papa?

R. – Non solo una grandissima attesa, ma una grandissima emozione, perché Papa Francesco credo sia oggi nel mondo la persona sulla quale riposa la maggiore fiducia, la maggiore speranza… Quindi, portare questo patrimonio di fiducia e di speranza qui, nell’emiciclo di Strasburgo, è una cosa bellissima. Ognuno di noi troverà nuove energie per fare meglio il suo lavoro e per portare al centro del suo lavoro la persona, l’uomo.

On. Tajani:

R. – Certamente, sarà una occasione importante per riflettere sui destini dell’Europa: un’Europa che appare stanca e che deve essere cambiata; un’Europa che certamente non può rinunciare alle proprie radici cristiane e non vi può rinunciare neanche chi non è credente. Occorre un intervento di altissimo livello, come sarà quello di Papa Francesco, che certamente servirà a farci compiere un ulteriore passo in avanti. E’ altrettanto importante che il Papa abbia scelto come prima visita in Europa quella dell’istituzione direttamente eletta dai cittadini: questo è un anche un messaggio di fiducia nei popoli europei.

L’Europa e il suo bisogno di equità sociale e spiritualità

Cresce l’attesa per la visita di Papa Francesco, martedì prossimo a Strasburgo, al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa. L’Europa – sottolinea il presidente del Movimento federativo europeo Pier Virgilio Dastoli – ha bisogno del messaggio del Pontefice. Ascoltiamo al microfono di Fausta Speranza proprio Pier Virgilio Dastoli, che è stato assistente di Altiero Spinelli, considerato tra i padri fondatori dell’Europa:

R. – Io trovo che in questo momento di crisi dell’Europa, di questa crisi che soprattutto mette in luce una mancanza di politiche che rispettino la dignità dell’uomo, il suo intervento sia molto importante affinché i politici si rendano conto che bisogna cambiare linea, cambiare politiche, cambiare paradigma, in qualche modo. Io credo che questo aspetto sia molto importante in una situazione in cui ancora si stenta a cambiare linea, ad andare in una linea diversa rispetto a quella che è stata seguita con le politiche di austerità in questi cinque anni. Credo che in questo momento sia molto importante che l’Europa ascolti il messaggio che il Papa vorrà dare, tutte le istituzioni europee, perché certamente al Parlamento europeo ci sarà anche il presidente della commissione, ci sarà anche il presidente del consiglio europeo. E’ molto importante che il messaggio arrivi a tutte le istituzioni europee.

D. – Papa Francesco ha come punti centrali dei suoi discorsi l’elemento di accoglienza delle periferie e l’elemento di centralità della persona, dell’uomo: proprio questo può servire in questo momento a un’Europa che ha un po’ perso di vista forse proprio la persona, facendo un po’ troppi conti economici. Che dice?

R. – Assolutamente! Questo è un discorso importante. L’altro che io sono anche convinto che emergerà sicuramente nel suo intervento è il suo grande impegno sul fronte anche della qualità del nostro Pianeta. Il discorso dell’ambiente è un discorso che ha una dimensione morale e non soltanto economica. Sappiamo tutti che il prossimo anno sarà dedicato al tema del cambiamento climatico: trovo che sia molto positivo l’accordo che c’è stato tra gli Stati Uniti e la Cina proprio riguardo al cambiamento climatico; mentre l’Europa ancora arranca nel mettere in pratica i propositi, da questo punto di vista. Il Papa è molto impegnato su questo tema, appunto, con lo sguardo a carattere etico e morale, e non soltanto economico come tanti altri. Anche da questo punto di vista io credo che il suo messaggio potrà essere molto importante.

D. – Si può parlare di spiritualità in Europa? C’è stato un momento in cui ci sembrava che le istituzioni cercassero una sorta di “neutralità” e avessero anche un po’ paura delle religioni e dunque anche della spiritualità … mentre ora sembra esserci una riscoperta. Condivide questa impressione?

R. – Sì e questo, in questo momento, è essenziale. E’ essenziale un dialogo rispettoso delle caratteristiche di ciascuno; è essenziale che la parte che le religioni giocano nella nostra società diventi una degli elementi essenziali della tolleranza e del rispetto reciproco. Ricordo che in altri tempi – probabilmente alcuni se lo ricordano – Jacques Delors aveva creato un’iniziativa che si chiamava “Un’anima per l’Europa”: di quella iniziativa ci si è dimenticati! Probabilmente bisognerebbe ritornare allo spirito di quella iniziativa che per tutta la presidenza Delors aveva caratterizzato un impegno, che in parte era stato poi ripreso anche da Romano Prodi. Durante tutti e dieci gli anni della Commissione Barroso questo elemento è stato dimenticato. Io credo che da questo punto di vista un appello per un ritorno al dialogo interreligioso possa essere molto importante.

Juncker: 300 miliardi entro Natale

Presidente Commissione Europea Juncker – AFP23/10/2014

Vertice europeo oggi a Bruxelles: sul tavolo le più importanti questioni interne e internazionali, dalla situazione economica dell’Ue al sedicente Stato islamico, fino a Ebola e alla necessità di aiuti per l’Africa occidentale. E’ l’ultimo Consiglio europeo guidato da Van Rompuy a cui parteciperà, come presidente della Commissione, Barroso. Solo dal primo novembre, infatti, assumerà pieno ruolo il nuovo esecutivo comunitario votato ieri dall’Europarlamento. Della nuova Commissione ci parla Fausta Speranza:

Sarà l’esecutivo “dell’ultima chance” per l’Europa: a dirlo è Jean Claude Juncker, nuovo presidente della Commissione, approvata con 423 si’, 209 no, e 67 astenuti e in carica fino al 2019. L’esponente lussemburghese del Partito Popolare Europeo, che ha guidato l’Eurogruppo dal 2005 al 2013, annuncia che la Commissione presenterà “entro Natale” un piano di investimenti da 300 miliardi. Sembra parlare a Parigi e a Roma quando afferma che sulla disciplina di bilancio non ci saranno svolte epocali, che “le regole di stabilità non si cambiano”. Per poi aggiungere che si applicheranno “i margini di flessibilità consentiti dai trattati”. Non senza raccomandare le riforme strutturali. Juncker ribadisce: con deficit e debito non si cresce.  Da parte sua, Federica Mogherini, che ha il ruolo di Alto commissario per gli Affari esteri, assicura che il nuovo governo europeo sarà “più politico ed efficace”.

Della promessa di investimenti per assicurare crescita e occupazione, abbiamo parlato con Leonardo Becchetti, docente di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma:

R. – Ci sono molte incognite, perché per esempio se gli investimenti devono essere co-finanziati a livello nazionale, il rischio è che non si possano fare perché si può sforare il limite del deficit. In ogni caso, io credo che in questo momento l’Europa abbia bisogno di un cambio fondamentale. L’equilibrio di bilancio si può perseguire a livello nazionale ma solo se cambia la cornice della politica europea, quindi se c’è una politica di investimenti forti a livello europeo, e se c’è una politica monetaria diversa con una Bce che monetizza il debito, come stanno facendo negli Stati Uniti e in Inghilterra.

D. – Juncker sottolinea: “Con deficit e debito non ci può essere crescita”…

R. – Infatti ci vuole una ristrutturazione che riduce il debito, attraverso l’intervento della Banca centrale europea. E’ evidente che dobbiamo crescere mantenendo la sostenibilità economica, quindi evitando che il rapporto debito-Pil cresca. Ma la strada che abbiamo scelto finora, che era quella dell’austerità, ha clamorosamente fallito, perché i rapporti debito Pil sono aumentati tantissimo proprio per colpa dell’austerità. Soprattutto se guardiamo a Grecia, Portogallo e Spagna – la Spagna ha triplicato il suo rapporto debito-Pil -, e  anche se guardiamo al nostro Paese. La strada, quindi, è diversa: il rapporto debito-Pil si riduce aumentando il denominatore, non semplicemente tagliando la spesa. Lo ha detto anche Draghi, presidente della Bce. Draghi ha spiegato che non bisogna tagliare la spesa ma bisogna spostare la spesa pubblica da direzioni in cui è improduttiva, ed è spreco, a direzioni in cui invece può aumentare le risorse del Paese.

D. – Che cosa significa consolidamento fiscale? Altro punto centrale sul quale punta l’attenzione Jucker insieme agli investimenti…

R. – Io credo che lui ritenga necessario un uso migliore della politica fiscale, quindi laddove c’è la spesa, la spesa deve essere una spesa per investimenti: cioè, quella spesa che ha un moltiplicatore elevato e produce più risorse di quello che lo Stato spende, quindi ha un effetto positivo sia sul Pil che sul bilancio. E ovviamente questo andrebbe bene insieme anche ad una riorganizzazione del fisco, quindi delle aliquote sulle imprese per un’armonizzazione fiscale. Quindi ci vuole un tipo di azione che migliori complessivamente l’impatto della politica fiscale sull’economia europea.

D. – Professore, lei è tra i 340 economisti che lanciano un appello a Renzi a sfruttare la presidenza italiana per fare passi avanti proprio significativi in questo senso. C’è altro in quell’appello?

R.– Senz’altro, è un momento di politica alta. Tutti non stanno rispettando le regole in questo momento: abbiamo sei Paesi sopra il tre per cento – la Bce non ci dà l’inflazione del 2 per cento che sarebbe fondamentale per ridurre il debito – c’è bisogno di ridiscutere le regole, di creare un quadro di regole nuove, più adatto a quello che stanno facendo altri Paesi per affrontare la sfida della globalizzazione. Noi mettiamo sei punti. Uno di questi è la politica fiscale, espansiva dell’Europa, quindi in linea con quanto dice Juncker. Poi ci sono altri punti importanti che riguardano i ruoli della Bce e che riguardano anche il tema dell’armonizzazione fiscale, difficilissima l’unione monetaria con paradisi fiscali e aliquote fiscali così diverse.

Bilancio 2015 al vaglio dell’Europarlamento

L’Europarlamento a Strasburgo – EPA

In corso a Strasburgo la sessione del Parlamento Europeo che segna la conclusione della Commissione presieduta dal portoghese Barroso. I deputati ascoltano gli interventi dei commissari designati, per poi dare domani il voto di approvazione finale alla nuova Commissione Europea. Ma al centro del dibattito, anche economia, politica estera e diritti umani. Sentiamo la nostra inviata a Strasburgo, Fausta Speranza:

Bilancio 2015. Il Parlamento fa braccio di ferro con i capi di Stato e di governo. A dispetto dei tagli decisi dai 28, intende aumentare i fondi per crescita, occupazione, ricerca e istruzione e quelli per Ucraina e Palestina; ma ci sono anche i costi di Ebola e le zone alluvionate d’Italia e poi l’emergenza Stato Islamico. Si discute in particolare del numero crescente di miliziani europei, che tornano dalla Siria e dall’Iraq con evidenti problemi di sicurezza. Resta da dire del Premio Sakharov, riconoscimento annuale a chi si è distinto per la lotta in difesa della libertà di pensiero. Oggi si conoscerà il vincitore e sono rimasti tre i candidati: il movimento ucraino Euromaidan, il medico congolese, Denis Mukwege, e la militante per i diritti umani azera Leyla Yunus.

Mons. Rudelli: grande attesa a Strasburgo per la visita del Papa

L’incontro del Papa con il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz

A un mese dalla visita che Papa Francesco farà alle istituzioni europee il 25 novembre, a Strasburgo c’è grande attesa. L’invito è partito dal parlamento dell’Unione Europea ma poi è stato fatto proprio anche dal Consiglio d’Europa e dunque il Papa si recherà a parlare a entrambi le Assemblee. Da pochi giorni è arrivato il nuovo Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, mons. Paolo Rudelli, che succede a mons. Aldo Giordano. Alla nostra inviata a Strasburgo, Fausta Speranza, che l’ha incontrato, mons. Rudelli ha innanzitutto sottolineato quanto la visita di Francesco rappresenti un dono particolare a inizio del suo mandato:

R. – Io sono arrivato a Strasburgo da pochi giorni; certamente, è un grande regalo la visita del Papa, e in tutte le istituzioni del Consiglio d’Europa ho trovato una grande attesa, un grande interesse per la visita. Tutti aspettano anche di sentire il messaggio che Papa Francesco vorrà dire all’Europa.

D. – Nel 1988 è venuto Giovanni Paolo II; l’Europa è tanto cambiata, sotto tanti punti di vista. Non solo l’economia, che sempre sembra stare in primo piano. A questa Europa, secondo lei,in questo momento cosa serve di più?

R. – Bè, serve come i Papi hanno detto, riscoprire un po’ il senso della propria identità e della propria missione sia verso i propri cittadini che nel mondo. Il Consiglio d’Europa, se vogliamo, rappresenta un po’ l’Europa nella sua estensione, come si diceva una volta, dall’Atlantico agli Urali, e dunque rappresenta anche un po’ la diversità dei popoli europei che, allo stesso tempo, però, hanno anche una profonda unità tra di loro. Ora, riscoprire questa unità e quindi cosa li rende europei e cosa li fa “comuni” nella loro diversità, questo è il compito dei Paesi europei, oggi. In questa ricerca di identità, certamente riscoprire le proprie radici, le proprie origini – chi siamo, come europei – questo senz’altro è molto importante.

D. – Il Papa verrà al Consiglio d’Europa, organismo a 47 Stati membri, ma sarà anche al Parlamento Europeo,cioè all’Unione europea dei 28…

R. – Sì: il Papa ha risposto all’invito del presidente del Parlamento Europeo, quindi della istituzione dell’Unione Europea, e allo stesso tempo, poi, ha accolto anche l’invito del segretario generale del Consiglio d’Europa, che sono due istituzioni diverse, che lavorano in contesti diversi ma che si adoperano per il bene dell’Europa. Naturalmente, il Parlamento risponde ai Paesi dell’Unione e dunque è un’istituzione di tipo prettamente politico, di parlamentari eletti dai cittadini, mentre il Consiglio d’Europa è un’organizzazione intergovernativa, dunque un organismo composto dai 47 Stati membri. Quindi i funzionamenti sono diversi, ma c’è un po’ questa vocazione al servizio dell’Europa che viene da Strasburgo che, per la sua storia, è anche una città simbolo della riconciliazione europea.

D. – Simbolo dell’Unione Europea sono le 12 stelle che richiamano la Vergine Maria della cattedrale: un simbolo fortemente religioso. Poi c’è stato il caso Lautsi, cioè quasi la messa in discussione del crocifisso come simbolo religioso, ma c’è stata anche una fortissima risposta dell’Europa. Qualcosa matura, e forse l’Europa sta davvero ripensando quelle radici che ha messo in discussione?

R. – Certamente, è un momento di grande riflessione da parte di tutti i Paesi. Dunque, in questo aspettiamo davvero il messaggio che il Santo Padre vorrà dare.

servizio di Fausta Speranza per la Radio Vaticana del 21 ottobre 2014

Il Consiglio d’Europa e le religioni

 “La dimensione religiosa del dialogo interculturale”: su questo tema il Consiglio d’Europa ha organizzato due giorni di dibattito a Lussemburgo. Dall’Abbazia di Neumunster di Lussemburgo, Fausta Speranza racconta i temi in discussione in un collegamento in diretta di 12 minuti con il collega di Radio Vaticana Federico Piana, in studio a Roma:

   29 novembre 2011

La trasmissione Non solo mimose vince il Premio Giornalismo del PE

Non solo mimose: 8 Marzo 2011

Non tanto una giornata per regalare fiori, quanto un’occasione per fare il punto della situazione sulla condizione della donna nel mondo e riaffermare la necessità di pari opportunità e diritti per tutti. E’ stato vissuto così l’8 marzo al Parlamento Europeo di Strasburgo, sottolineando in particolare  i temi della violenza domestica e il fenomeno della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale che coinvolge 500.000 donne in Europa e 50.000 in Italia. In discussione alla Plenaria la linea della Svezia che propone multe per i
clienti delle prostitute e la lotta alla prostituzione on-line. Ma anche la necessità  di servizi e assistenza ai minori per permettere alle donne di conciliare maternità e lavoro e i temi economici nell’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
Trasmissione speciale di 40′ di Fausta Speranza in diretta da Strasburgo e di Fabio Colagrande in studio a Roma:

 10 Marzo 2011 ore 13:10