Mettiamo umanesimo nell’Islam

Hassem Chalghoumi, presidente degli imam di Francia, lancia un appello. Ed ebrei, musulmani e cristiani si incontrano presso il Parlamento europeo.   Fausta Speranza

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L’imam Chalghoumi (a destra) con il rabbino Di Segni (foto P. Naj-Oleari).

“Formare a un Islam dei lumi, un Islam dell’umanesimo”: non è un professore di filosofia occidentale a chiederlo ma è l’appello che l’imam Hassen Chalghoumi, presidente degli Imam di Francia, affida a Famiglia Cristiana. L’occasione è un’intervista a margine della Conferenza che ha riunito cristiani, ebrei, musulmani, al Parlamento Europeo. Sul tema: “La crescita del radicalismo religioso e del fondamentalismo e il ruolo del dialogo interreligioso nella promozione della tolleranza e del rispetto per la dignità umana”.

L’Imam Chalghoumi chiede collaborazione. Sottolinea “l’importanza della formazione dei giovani, l’urgenza di dare un futuro a quanti sono facile preda su web del messaggio delirante del sedicente Stato islamico o delle diverse forme di terrorismo”. Definisce “cruciale” il dialogo interreligioso e chiede che “si ascolti l’Islam vero che non racchiude l’invito a uccidere”. E poi pronuncia termini non consueti per la sua religione: parla di orizzonti di formazione da percorrere da parte del mondo musulmano e cita esplicitamente la ricchezza del secolo dei lumi e il patrimonio dell’umanesimo, eredità del continente europeo.

“Collaborare alla costruzione dell’Islam europeo” è la raccomandazione del rabbino Albert Guigui, rappresentante permanente della Conferenza dei rabbini europei presso l’Unione Europea. Guigui sembra alzare il livello dell’obiettivo: non si deve tendere a dialogare per vivere insieme – spiega – ma bisogna tendere a costruire insieme una società in cui le religioni sappiano ascoltarsi ma abbiano anche voce nello spazio pubblico, non siano solo fatto privato.

Un pensiero condiviso dai vari esponenti partecipanti, della Conferenza delle chiese europee CEC, della Commissione delle Conferenze dei vescovi europei COMECE, della Chiesa anglicana. Un pensiero ripreso in particolare dal rabbino Riccardo di Segni, che parla di “regole fondamentali di convivenza alle quali le religioni devono attenersi per la convivenza civile” ma anche di “veri e propri diritti religiosi che la società civile è tenuta a rispettare”.

Il primo pensiero condiviso è che, di fronte alla crescita del radicalismo e alle atrocità commesse in nome del fondamentalismo religioso fuori e dentro l’Europa, è decisivo che tutte le persone di fede, che rifiutano intolleranza e violenza, si ritrovino in una casa comune. Ma, condivisa la consapevolezza della gravità del momento, in qualche modo si avverte che condivisa deve essere anche la speranza di una risposta forte comune.

In particolare è padre Patrick Daly, Segretario generale della Commissione delle conferenza episcopali europee, COMECE, a parlare di speranza, a raccomandare speranza. In  qualche modo, – ci conferma – l’incontro promosso dall’europarlamento rappresenta un appello alle religioni. Qualche anno fa – dice – non c’era la stessa attenzione per la voce delle chiese e poi aggiunge: in particolare posso dirlo nei confronti della Chiesa cattolica.

Il vicepresidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, ricorda in apertura il messaggio forte lasciato da Papa Francesco alle istituzioni europee, nella visita a dicembre scorso a Strasburgo, in tema di identità europea, di difesa dei valori fondanti della costruzione europea, primo fra tutti la dignità della vita umana. Tajani sottolinea che il dialogo tra le religioni è voluto perchè l’Europa, almeno quella rappresentata dall’assemblea dei rappresentanti dei cittadini, è consapevole che “non si può rispondere solo militarmente al terrorismo”.

All’incontro, non pubblico ma aperto ad alcuni giornalisti, si parla e si discute delle sfide dell’integrazione e dell’inclusione con la raccomandazione a non ipotizzare la mera assimilazione. E qualcuno chiede di non dimenticare i disperati che sbarcano sulle coste europee del Mediterraneo: la signora Hilde Kieboom, vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio a livello europeo, sottolinea che “mentre si uccide in nome del radicalismo, l’Europa che difende la dignità umana non può non cominciare da quella dei poveri che bussano”.

da Famiglia Cristiana del 25 marzo 2015