Il sapore del commiato

10 giugno 2023

«Fine di una madre» di Paola Pastacaldi

di Fausta Speranza

«Ho messo in questo diario tutta la mia paura che ho blandito a fianco di una madre autarchica che conosceva benissimo l’uso del potere, tanto da intimidirmi tutta la vita, che all’improvviso non avrebbe più potuto camminare e tantomeno comandare. L’ho fatto perché vincere la paura della sua angosciosa condizione e scegliere di starle accanto mi ha regalato un’occasione unica». Con queste parole Paola Pastacaldi, autrice di saggi e di romanzi storici, ci spiega la scelta di portare alla stampa un libro diverso dagli altri: Fine di una madre (Varzi, Fiorina Edizioni, 2023, pagine 119, euro 16) infatti, come lei stessa lo definisce, è un diario autobiografico. La parabola segnata dalla malattia e dalla medicina si immagina facilmente, compreso le perplessità per un inaccettabile accanimento terapeutico, quello che invece colpisce di più nel testo è il coraggio di condividere pensieri semplici ma potenti come questo: «Il tempo strappato alla morte può diventare un tempo prezioso per i familiari: il tempo della condivisione del significato di vivere».

Anche se nelle vicende familiari ci sono dettagli particolarissimi di esistenze intrecciate alle vicende delle colonie italiane in Africa a inizio secolo scorso, il racconto ha come punto focale l’esperienza universale della vecchiaia, che viene definita così senza inutili ipocrisie di stampo politically correct. È facilmente condivisibile lo choc di chi vive repentinamente il passaggio dall’anzianità del proprio genitore, fatta di rallentamenti e incertezze ma di sostanziale autonomia, alla vecchiaia in cui si dipende da altri, a volte da un sondino. «La qualità della loro vita è lì, sotto gli occhi di chi li guarda. Sempre più rattrappiti su se stessi, scheletrici, mani e gambe ossute che si chiudono sul corpo, quasi a difenderlo da aggressioni esterne.»

Pastacaldi racconta «un’inquietudine che non so più come nascondere a me stessa (…) nessuno mi ha preparata a questo momento, nessuno mi ha detto “ti accompagno io”». Da qui la scelta di mettere nero su bianco frammenti di un’esperienza che tutti sappiamo essere estremamente intima, come può esserlo tenere la mano a chi ti ha dato la vita mentre la sua vita si spegne.

Pastacaldi spiega di aver voluto scrivere qualcosa che possa aiutare in modo concreto chi si trovi di fronte ad un anziano fragile da aiutare. Si parte da una amara constatazione: «Non ci sono dati, pensieri, riflessioni, valutazioni, propositi; calcolando che l’Italia è un popolo di anziani, sembra incomprensibile. Come non esistessero. Perché ciò che riguarda gli anziani è coperto da omissis o afasia? È paura o incapacità di gestire l’enorme problema che avanza?». Gli anziani rischiano di diventare «vittime di Ageismo, come razzismo, sessismo».

Dal punto di vista strettamente fisico c’è qualcuno deputato a venire in soccorso di qualunque infermo: sono i medici e ce ne sono tantissimi straordinari. Pastacaldi però fotografa il fenomeno nella sua complessità che comprende anche «la medicina che si crede onnipotente». È la tecnomedicina che dimentica «per interesse» che la vecchiaia non è una malattia da estirpare, ma da «blandire con gentilezza». In certi momenti prossimi alla fine la cura inutile protratta all’infinito ha «il sapore di una camera a gas» nella riflessione della figlia/scrittrice. «Quanto diventiamo crudeli — afferma — quando la tecnomedicina si divora per volgare interesse la nostra morte e per indifferenza anche la nostra capacità di essere pietosi e di esercitare la meravigliosa compassione». Il suo è un grido per rivendicare che «di fronte alla fine ogni gesto deve avere un sapore diverso». Dobbiamo offrire a chi se ne va un momento di pace, un momento di memoria e di amore.

«Amarla è il mio modo di proteggerla e di proteggermi, fino all’ultimo giorno». Resta centrale il messaggio ai familiari: non scappare. Anche se «era come se la sua morte fosse anche la mia», la scrittrice non fugge e la sua esperienza la racconta così: «Eppure qualcosa mi dice che il segreto della vita è racchiuso in questi pochi giorni di umile attesa a casa». Un’attesa in cui si può scoprire la preziosità di gesti semplicissimi, come quello della badante Katerina che «in piedi, a mani giunte, vicina alle sponde del letto, prega per i defunti». Pastacaldi scrive: «Mia madre tace, poi in un soffio supplica “Ancora”. Ondate di tepore gioioso mi scaldano sino alla punta dei piedi.» E confida: «La semplicità della fede di Katerina mi disarma e mi rende rispettosa». Nella sua «onestà sana e pulita» Katerina, che ha lasciato l’Ucraina per bisogno di lavorare ben prima della guerra, «per ogni dolore ha una poesia, per ogni dolore ha un pensiero saggio, per ogni dolore ha una consolazione o una canzone».

Quella che appare come «una vita artificiale priva di sapore» spalanca orizzonti di comprensione: «L’immagine di un bambino che nasce, le sue grida, le sue lacrime e il respiro faticoso di un anziano sembrano due parti di una unica sfera, due metà impossibili da separare».

www.osservatoreromano.va/it/news/2023-06/quo-133/il-sapore-del-commiato.html

Ambiente e Scienza

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente (5 Giugno)

un’iniziativa di

 

Florence Mangin, Ambasciatrice di Francia presso Santa Sede

 

Majlinda Dodaj Capo Missione d’Albania

con Alexandra Valkenburg Ambasciatrice dell’Unione Europea presso la Santa Sede 

Interventi di Leonardo Palombi (Magnifico Rettore Università Cattolica “Nostra signora del Buon Consiglio” Tirana), Francesco Panessa (Istituto Nazionale di Astrofisica), Annalisa Corrado (Responsabile Attività Tecniche Kyoto Club) Ha moderato il dibattito Fausta Speranza Giornalista e scrittrice 

La registrazione video di questo convegno ha una durata di 1 ora e 46 minuti:

http://www.radioradicale.it/scheda/700237/conferenza-ambiente-e-scienza

 

Opening of the photo exhibition “Looking Beyond” at Palazzo Borromeo

On Monday, June 5 at 4 p.m., on World Environment Day

the Embassy of Italy to the Holy See opened the photo exhibition

“Looking Beyond”

curated by Filippo Maggia and promoted by the Italian Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation in partnership with the Italian Space Agency (ASI) and Telespazio

“Looking beyond” is an exhibition in which contemporary photography, art and technological innovation help us to go beyond a partial and limited vision of the world, projecting us into a broader perspective that reveals the beauty and – at the same time – the fragility of the Earth, leading us to rethink the way we interact with Creation”

Ambassador Francesco Di Nitto declared

After the opening remarks the following spoke:

Giuseppe Pastorelli, Deputy Director General for Country Promotion, Principal Director for integrated promotion and innovation, Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation; Gabriella Arrigo, Director of the International Affairs at the Italian Space Agency (ASI); Luigi Pasquali, Chief Executive Officer of Telespazio; Rev. Gabriele Gionti, S.J., Vice Director for Castel Gandolfo, Vatican Observatory Fausta Speranza, journalist at L’Osservatore Romano, moderated the event

Thanks to the spectacular images

of our planet acquired by the satellites of the Italian constellation COSMO-SkyMed owned by ASI and the Italian Ministry of Defence, the project offer to the visitors an opportunity to think about the contribution of satellite technologies to Earth observation, the promotion of sustainable development and the protection of the natural and cultural heritage. The exhibition, which will be open until July 11, allows us to see the Earth from a new perspective: coloured terrestrial fragments compose different patchworks and mosaics which present the life of a city, the activity of a volcano, the history of a glacier, a forest or a desert, a desertification process, until revealing to us the existence of “hidden” places.

On this occasion, the scientific activity of the Vatican Observatory (Specola Vaticana) was also illustrated: it is currently the astronomical observatory and the only research institution of the Holy See. The Vatican Observatory has very ancient origins dating back to the promulgation of the Gregorian calendar in 1582. The current Vatican Observatory was re-founded in 1891 by Leo XIII with the intention of harmonizing the relationship between science and faith. Currently the Vatican Observatory has two offices, one in Castel Gandolfo on the Apostolic Palace and in the pontifical gardens and one in Tucson, Arizona, USA, with offices in the University of Arizona.

 

The Looking Beyond exhibition, through the richness of its images, shows the full potential of satellite technology at the service of the Planet and its citizens. We are proud to have collaborated with the Ministry of Foreign Affairs to bring this important project to more than 50 countries around the world, and we hope to be able to give our contribution again to make the world aware of Space “made in Italy”Luigi Pasquali, Chief Executive Officer of Telespazio, said.

“Italy is strongly committed to promoting science at the service of peace and prosperity and has set itself ambitious goals in the fight against climate change. In this context, we can make use of a cutting-edge industry and a wide network of collaborations in the field of research, including the one with the Vatican Observatory”the Vice-President of the Council of Ministers and Minister of Foreign Affairs and International Cooperation, Hon. Antonio Tajani said in his message, adding that “this cooperative approach is also at the heart of Rome’s candidacy to host the Universal Exposition in 2030. The project, entitled “People and Territories”, in fact aims to offer a platform with a universal vocation to find shared solutions to common challenges such as that of the relationship between people, communities and the environment”.

Storia smaltata

Due nuovi allestimenti ai Musei Vaticani

25 maggio 2023

Il blu cobalto su sfondo bianco e la policromia rinascimentale di piatti istoriati: sono due delle immagini che restano impresse alla vista delle nuove sale che arricchiscono da oggi, 25 maggio, i Musei Vaticani. Si tratta di due ambienti che offrono rispettivamente il corredo apotecario della Spezieria di Santa Cecilia in Trastevere e la raccolta vaticana di Ceramiche medievali e moderne per la prima volta nella sua interezza.

Il motivo della foglia di vite bipartita accompagna tra i vasi della Spezieria in uso dall’inizio del Seicento fino al 1936, anno in cui Pio XI ha predisposto il trasferimento in Vaticano. Un cambio di sede che ha fermato l’attività della farmacia trasteverina evitando la dispersione di oggetti e ingredienti impiegati in passato per la confezione di medicamenti. Vasi grandi e piccoli in maiolica, utili a contenere acque e sciroppi — come si legge nel diario manoscritto che narra il primo trasferimento dal monastero alla Biblioteca Vaticana — rappresentano un esempio singolare per il livello di integrità. Come sottolinea la direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, «ricreano l’attività farmaceutica della comunità di Santa Cecilia». Si presentano con la loro coperta in smalto stannifero decorato in blu cobalto su fondo bianco o, in alcuni esemplari, in smalto berrettino, cioè di colore azzurro-cenere. Al di sotto del cannello dei vasi è dipinto un cartiglio contenente il nome del medicamento, che in alcuni è accompagnato da un emblema di appartenenza o da elementi figurativi come mascheroni, volti, angeli, tralci o fiori. Se bellezza e unicità si impongono subito all’attenzione, emerge poi l’evidenza del lungo processo di studio, ricerca, restauro che ha reso possibile il nuovo allestimento.

All’altro ambiente che rappresenta la seconda preziosa novità si accede proprio da una porta dell’antica Spezieria: parliamo della Sala delle Ceramiche che da questo momento ospita in modo permanente la raccolta vaticana di Ceramiche medievali e moderne. Tra le opere più significative si fanno notare 34 preziosi Piatti istoriati rinascimentali della Collezione Carpegna; alcuni vasellami da mensa medievale in ceramica fine; rarissimi esemplari di mattoni da pavimento in maiolica arcaica e la serie di pavimenti robbiani che erano parte della pavimentazione delle Logge Vaticane dette di Raffaello. Inoltre, compaiono ceramiche della metà del XIII secolo, decorate nei colori bruno (ossido di manganese), verde (ossido di rame) e arancio (ossido di ferro) con motivi decorativi tipici di maestranze di cultura islamica.

Interessanti anche i reperti e frammenti di ceramiche rinvenuti in scavi archeologici nelle aree vaticane in occasione di restauri e lavori edilizi. Primi fra tutti, i due salvadanai rinvenuti duranti i lavori negli anni 1946-1951 per la demolizione delle volte dell’ammezzato della Torre di Innocenzo III sotto il pavimento del secondo livello della Torre, contenenti medaglie commemorative del pontificato di Papa Paolo II Barbo. Si tratta dell’uso di inserire all’interno della muratura un elemento di memoria dei lavori edilizi sotto un preciso pontificato.

In occasione dell’allestimento delle nuove sale è stato editato il primo catalogo ragionato sulla collezione pontificia di Ceramiche medievali e moderne. Curato da Otto Mazzucato e Luca Pesante, rappresenta mille anni di storia della ceramica italiana: dal primo vasellame invetriato prodotto a Roma nel IX secolo fino alle monumentali opere offerte in dono ai pontefici all’indomani dell’Unità d’Italia. Può essere utile sapere che le due sale da oggi musealizzate sono collocate all’uscita della Cappella Sistina, lungo il percorso della collezione di arti decorative e sono visibili attraverso una preziosa porta intagliata valicabile su richiesta, per studio o visita guidata.

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-05/quo-120/storia-smaltata.html

Quel binario su cui corre la fede

19 Maggio 2023

Nel centenario di don Milani, la riflessione del cardinale Pietro Parolin

«In ogni situazione è sempre possibile fare qualcosa, anche quando tutto sembra dirci o imporci di restare fermi»: sono parole del Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ispirate da «una figura impareggiabile come don Lorenzo Milani». L’occasione è stata l’inaugurazione della mostra fotografica nel centenario della nascita del prete di Barbiana alla Pontificia Università Lateranense, il 10 maggio scorso, che — ha avvertito il cardinale — non deve essere solo un momento celebrativo ma l’occasione per «guardare a quel Sacerdote e a quell’Educatore che ha saputo porsi oltre la quotidianità, tante volte routinaria e priva di stimoli». L’invito è a considerare «tutta l’attualità di Barbiana e del suo Priore». In particolare, ha suggerito il cardinale Parolin, «don Milani insegna a noi come la complessità sia qualcosa che appartiene alla società umana in ogni epoca e l’emergenza educativa ne è un risvolto costante».

Innanzitutto il Segretario di Stato ha sottolineato che don Milani ha saputo indirizzare la propria esistenza all’amore verso Dio e verso il prossimo che sono poi «il binario su cui corre la fede». Una fede che don Milani ha vissuto «come dono fin dalla sua giovinezza, che ha sposato nel sacerdozio frutto di una vocazione sin dall’inizio espressa come chiamata radicale, che ha originato anche l’attenzione e l’ascolto verso gli altri, senza indugi, né ripensamenti».

Il punto è che ha affrontato la complessità dei bisogni che vedeva oltre quella che il Segretario di Stato ha definito «la logica del fare scuola, di insegnare e di formare secondo lo schema — che è purtroppo una radicata convinzione — del “si è sempre fatto così”». Una sorta di equivoco e di illusione: «Uno schema dove la ripetizione è vista come garanzia di riuscita e soprattutto del non sbagliare, permettendo di continuare senza problemi nella convinzione che sia l’unico modo di procedere e la sola soluzione a tante esigenze o la risposta a diversi interrogativi». Di fronte a tutto ciò, don Milani ha scrutato «nuove strade per una formazione in cui l’importante non era l’ottenere un diploma, quanto piuttosto il sapere».

È noto che il bisogno diffuso era quello di tanti bambini e adolescenti che il contesto sociale, la realtà economica e, «non ultimo, un metodo scolastico volto a selezionare i migliori piuttosto che far emergere i talenti di tutti», ponevano ai margini di una società all’epoca definita complessa e «non priva di tante emergenze che toccavano anche la funzione educativa». Dunque, una notazione che porta al cuore del messaggio: di fronte a tale complessità, don Milani ebbe il coraggio di trovare risposta «in termini strutturali e non emergenziali come sarebbe stato più semplice e forse immediatamente apprezzato».

Oggi Barbiana, nelle parole del cardinale Parolin, appare «un laboratorio di vita vissuta e una risposta all’emergenza educativa nella quale il cammino nella fede si è saputo coniugare con la formazione, la cultura e la conoscenza». È importante ricordare che «alle giovani generazioni sono stati offerti lo spazio e gli strumenti di apertura alla realtà sociale, all’inserimento nella vita lavorativa e a un impegno anche di tipo politico in cui proprio il credere diventava la base non di una lettura chiusa o parziale, ma lo strumento per aprirsi e dialogare con tutti».

Ribadendo che ad alcuni l’esperienza e l’esempio di don Milani apparvero, «e appaiono ancora», non come una scelta profetica e creativa capace di leggere i segni dei tempi, ma semplicemente come un atteggiamento che voleva porsi al di fuori degli schemi o delle impostazioni tradizionali dei processi e delle strutture educative, il cardinale Parolin ha spiegato: «Nei processi di apprendimento che vogliono realizzare una sana integrazione si deve procedere non con teorie, pur se ben strutturate, dell’altro o dell’alterità, quanto piuttosto ricercando e conoscendo l’identità dell’altro, in particolare il complesso fattore identitario che ispira il pensiero, la condotta e lo spirito dell’altro». E c’è un aspetto da cogliere nello spessore dell’apostolato di don Milani che resta valido: «L’idea di un mondo che andava oltre i piccoli centri da cui provenivano i giovani alunni», che «si apriva ben al di là dei confini di uno Stato o di un continente, per scoprire la ricchezza di quella diversità che della famiglia umana è propria».

Il richiamo alle testimonianze di chi quella realtà ha vissuto e praticato nel quotidiano rapporto con don Lorenzo nella Scuola di Barbiana — ha sottolineato il Segretario di Stato — arricchiscono il valore delle immagini fotografiche della mostra e aiutano a comprendere che «non si tratta semplicemente di proporre una storia o di narrare un’esperienza». Il cardinale Parolin ha ribadito che «se questa fosse la finalità, se la ricchezza di un progetto pedagogico si riducesse a narrazione o a esperienza, ne avremmo perso il senso, la finalità, ma soprattutto lo spirito che motivò la sua nascita e quindi l’impegno del Priore di Barbiana». Un impegno che il cardinale ha poi sintetizzato affermando che «quello di don Milani resta un esempio di come l’essere sacerdote significhi sapersi aprire alle ansie degli altri, rispondere a ciò di cui ha bisogno il gregge che si ha in custodia. E questo in termini ed azioni di autentico servizio».

Sullo sfondo la convinzione espressa da Papa Francesco in occasione della visita alla tomba di don Lorenzo Milani a Barbiana il 20 giugno 2017: «La dimensione sacerdotale è la radice di tutto quello che ha fatto. Tutto nasce dal suo essere prete. Ma, a sua volta, il suo essere prete ha una radice ancora più profonda: la sua fede».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-05/quo-115/quel-binario.html

Laudato Si’ e Acqua: con la presidente di Sicut Novellae Olivarum

25 Maggio 2023

 Ecumenismo ed ecologia nella Laudato si’

L’Associazione Sicut Novellae Olivarum ha organizzato la presentazione di

Se l’acqua è sacra di Paolo Minnielli

Mis-en-scene  dal libro  di Fausta Speranza Il senso della sete. L’acqua tra diritti non scontati e urgenze geopolitiche

Introduce Suor Maria Giampiccolo, Consigliera e Vicaria generale della Congregazione delle Figlie della Chiesa e presidente dell’Associazione Sicut Novellae Olivarum

a Piazza Santa Maria delle Grazie al Trionfale, a Roma


di seguito l’articolo di Emanuele Mariani pubblicato sul sito delle Figlie della Chiesa:

TUTELARE L’ACQUA ANCHE CON UN FILMATO ED UN
LIBRO, NEL SOLCO DELLA “LAUDATO SII”

Spesso si parla di quante risorse vengono sprecate dall’uomo sul nostro pianeta. E spesso si parla di ecologia in relazione al creato ed alle sue bellezze: ne discutono da tempo, con lo stesso fine di tutela, cattolici e laici.
Anche Papa Francesco, con l’Enciclica,  Laudato Si’, ha dato il suo importante contributo, ricordandoci che il bene comune si persegue anche con la protezione e la corretta distribuzione delle risorse che Dio ci ha dato.
La discussione sui temi ambientali ed in particolare su quanto sia importante uno tra i primari beni dell’umanità, ovvero l’acqua, è stato al centro della presentazione del filmato Se l’acqua è sacra dell’attore e regista Paolo Minnielli, ispirato dal libro della giornalista, Fausta Speranza dal titolo: Il senso della sete. L’acqua tra geopolitica, diritti, arte e spiritualità (Infinito Edizioni), presentati entrambi, l’altra sera a Roma, presso il teatro della Parrocchia Santa Maria delle Grazie al Trionfale, nell’ambito delle iniziative per la festa della Madonna delle Grazie 2023.
La proiezione del cortometraggio e del libro è stata preceduta dalla relazione “Ecumenismo ed ecologia nella Laudato Si’, tenuta da Suor Maria Giampiccolo, Vicaria Generale delle Figlie della Chiesa, che si è soffermata in particolare sul senso “ecumenico” del creato e su come si sia diffuso storicamente, nei secoli, il sentimento universale della tutela dei beni comuni, concetto ribadito e cristallizzato nell’Enciclica pontificia.
Siamo tutti chiamati a difendere e a non disperdere, con inutili sprechi, i doni preziosi (tra questi certamente e soprattutto l’acqua) che Dio ha affidato all’umanità, considerato che persino i tratti di mare e di oceano sono spesso contesi e oggetti di dispute giuridiche, non di facile risoluzione, senza tralasciare l’incidenza che il cambiamento climatico sta causando sui territori (le tristi cronache dall’Emilia-Romagna di questi giorni ne sono drammatica testimonianza).
Il filmato  Se l’acqua è sacra è stato  presentato, lo scorso 22 marzo  all’evento Aquae, tenutosi a Roma nell’ambito della Giornata Mondiale dell’Acqua 2023 ed è una coproduzione Vatican Media e Framexs. Si tratta di  una mis-en-scène di Paolo Minnielli con brani tratti appunto dal libro  Il senso della sete di Fausta Speranza, per la regia di Stefano Gabriele, presente alla proiezione nel teatro parrocchiale.
Le immagini sono accompagnate e magistralmente inframmezzate dalle arie suonate, alla chitarra, dalla concertista Antonella Tondi.
Nel video, parlano dell’acqua, giovani e leader religiosi: il Rabbino Ariel Di
Porto; il Segretario Generale della Grande Moschea di Roma, Abdellah Redouane;Suor Linda Pocher dell’Auxilium.
Impreziosisce il libro di Fausta Speranza, una lettera personale di Papa
Francesco all’autrice.
Erano presenti alla proiezione, nel teatro parrocchiale, anche le colleghe
giornaliste Roberta Gisotti e Silvia Guidi, del direttivo dell’Associazione Donne in vaticano D.Va.

 

Al Festival di Letteratura Ambientale ad Arco

Festival di Letteratura Ambientale
di Arco di Trento

Venerdì 19 maggio 2023  con Fausta Speranza,  alle 18:00 presso la sede della SAT, via S. Anna 42

 

 

su Vita Trentina:

https://www.vitatrentina.it/2023/05/18/fausta-speranza-al-festival-della-letteratura-ambientale-di-arco/

Venerdì 19 maggio alle 18 al SottoTetto Urban Space al parco Nelson Mandela Fausta Speranza, giornalista esteri e inviata per oltre 25 anni per i media vaticani, presenterà il suo ultimo libro Il senso della sete. L’acqua tra diritti non scontati e urgenze geopolitiche, vincitore del Premio letterario degli ambasciatori presso la Santa Sede nel 2022  L’incontro sarà l’occasione per riflettere sul legame profondo tra l’acqua, il diritto alla salute e la crisi ambientale e climatica in atto. Nel nostro presente segnato dai disastri ambientali e dal consumo umano eccessivo delle risorse del pianeta, l’acqua è infatti l’emblema di quell’equilibrio naturale che gli esseri umani non possono continuare ad alterare senza annientare sé stessi. Accanto alla denuncia di tematiche improrogabili, come il diritto di accesso all’acqua potabile sempre meno scontato, o la siccità, causa di conflitti e flussi migratori, nella serata di presentazione verrà dato spazio anche all’analisi della dimensione spirituale, culturale e artistica con cui nei secoli l’uomo ha guardato all’acqua. Per non dimenticare che “se vi è una magia su questo pianeta, è contenuta nell’acqua” (Loren Eiseley).

https://www.ildolomiti.it/cultura/2023/incontro-con-fausta-speranza-seconda-passeggiata-letteraria-e-giornata-di-piantumazione-continua-il-festival-della-letteratura-ambientale-di-arco

a RadioTre Mondo ospite di Roberto Zicchitella

12 Maggio 2023

Radio Tre Mondo, conduce Roberto Zicchitella

  • nella prima Parte: Frontiera chiusa tra Messico e Usa

Si complica la situazione al confine tra Messico e Stati Uniti. A partire dal 13 maggio non viene più applicato il “Title 42”, una parte della legge sull’immigrazione che consentiva di effettuare rapidamente respingimenti, pur mantenendo qualche flessibilità. Nelle principali città di confine come El Paso in Texas, divisa da Ciudad Juárez in Messico dal Rio Grande, migliaia di persone sono state radunate in campi di accoglienza di fortuna in attesa di avere notizie sulle nuove regole. Le autorità locali hanno segnalato una situazione molto difficile, con un aumento dei flussi che potrebbe proseguire nelle prossime ore. Ne parliamo con Fausta Speranza, giornalista dell’Osservatore Romano e autrice del libro “Messico in bilico, viaggio da vertigine nel paese dei paradossi” (ed. Infinito, 2018) e di “Il senso della sete” (ed. Infinito, 2022, in ristampa). Ascolteremo inoltre la voce di Giovanni Lepri, rappresentante in Messico dell’UNHCR, l’alto commissariato della Nazioni Unite per i rifugiati.

https://www.raiplaysound.it/audio/2023/05/Radio3-Mondo-del-12052023-37936d86-0232-4310-9900-2961a4780a7d.html

 

Femminile Cinema Bellezza: con Rosario Tronnolone e Liliana Cantatore

11 Maggio 2023

Femminile Cinema Bellezza

Sala Capitolare Basilica di San Lorenzo in Damaso, Piazza della Cancelleria

 

 

un’iniziativa dell’associazione Donne in vaticano D.VA

Affascinante spunto dal volume

Alfred Hitchcock Ritratti di signore (EdizioniSabinae)

particolare autobiografia artistica scritta da Rosario Tronnolone. A presentarlo Liliana Cantatore e Fausta Speranza. Con il saluto conclusivo della presidente di D.VA Margherita Maria Romanelli.

A poco più di quaranta anni dalla scomparsa del celeberrimo regista, la visione ragionata e appassionata dei suoi film offerta dall’autore facendo focus sui ruoli femminili più affascinanti, aiuta a parlare di Bellezza. Le opere di Hitchcock nella rilettura di Tronnolone si presentano come «un’autobiografia dell’anima, spesso ironica, a volte dolorosa, sempre avvincente». Come sottolinea Cantatore, Hitchcock, geniale inventore di forme, ha saputo coniugare il cinema d’autore con il successo commerciale, la ricerca e la sperimentazione stilistica con la riconoscibilità rassicurante del cinema di genere, l’angoscia con l’umorismo. Tronnolone mette in luce come abbia guidato «le attrici più affascinanti del grande schermo chiamandole di volta in volta a reiterare un vago ideale, a dar vita ad un fantasma d’amore».

La magia dell’invenzione cinematografica e la bellezza scenica – afferma Speranza – suggerisce una modalità elegante per ricordare il contributo vero delle donne alla Bellezza. L’obiettivo è quello di individuare valori profondi con la fantastica leggerezza di Hitchcock che diceva: «I miei film non sono fette di vita, sono fette di torta!».

D.VA ha l’obiettivo di creare una rete di conoscenza, di amicizia e di solidarietà fra tutte le socie, per promuovere una crescita umana e professionale sempre più costruttiva e fruttuosa. Nella convinzione che – come ha detto Papa Francesco – «quando le donne hanno la possibilità di trasmettere in pienezza i loro doni all’intera comunità, la stessa modalità con cui la società si comprende e si organizza ne risulta positivamente trasformata», l’Associazione promuove iniziative culturali come questa felice di “dialogare” con artisti e autori uomini.


10 maggio 2023

“Il cinema è immaginazione e storia, emozione e cultura. E’ anche svago, sogno, libertà. Ha impresso segni indelebili nella memoria di ciascuno e appartiene alla nostra civiltà come uno dei suoi tratti identitari” 

Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia al Quirinale il 10 maggio 2023 per la presentazione dei candidati ai premi ‘David di Donatello’.

 

11 maggio 2923

In tema di beni artistici e valori, l’auspicio del Segretario di Stato cardinale Parolin (nel messaggio alla conferenza European Cathedrals Malta 2023. The Equilibrium between Conservation and Spirituality a Malta):

«che l’arte sia un mezzo sempre più efficace per avvicinare quanti sono alla ricerca di senso al messaggio evangelico e susciti in ogni persona di buona volontà quell’amore di bellezza che apre lo spirito alla verità e al bene»

 

Preservare arte e significati dalla tecnocrazia

11 maggio 2023

Preservare il patrimonio culturale conservando «la profondissima relazione tra arte e spiritualità» e contrastando l’orizzonte limitato del «paradigma tecnocratico»: è questo, in estrema sintesi, l’appello che il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin rivolge a tutti e in particolare ai «decisori politici» nel messaggio inaugurale indirizzato all’arcivescovo Savio Hon Tai-Fai, nunzio apostolico a Malta, in occasione della conferenza European Cathedrals Malta 2023. The Equilibrium between Conservation and Spirituality, in corso oggi e domani (11 e 12 maggio), a Malta, presso la Concattedrale di San Giovanni.

Il cardinale Parolin ricorda che tutti gli sforzi in termini di restauro e preservazione di oggetti artistici non possono prescindere dalla «conservazione dei significati e dei valori storici, culturali e religiosi che quegli oggetti esprimono». Citando Michelangelo e Kandinsky, sottolinea come da sempre gli artisti parlino dell’arte in relazione alla sacralità, di «necessità interiore», di «impulso spirituale», di risposta alla «fame spirituale» dell’essere umano. E ricorda che «tutti i maggiori movimenti spirituali compreso quelli non credenti hanno esercitato una grande influenza nell’arte nei secoli».

Emerge un primo punto fermo concettuale: «Gli artisti hanno aiutato la Chiesa a tradurre il suo messaggio divino nel linguaggio delle forme e delle figure, rendendo palpabile il mondo invisibile», «il culto ha sempre trovato nell’arte un naturale alleato». Per poi spiegare che «non è quindi esagerato affermare che una scienza della conservazione basata sui valori è per sua stessa natura una forma di spiritualità poiché mira a estendere nel tempo i valori attribuiti sia alla dimensione tangibile che a quella immateriale del nostro patrimonio culturale». Innanzitutto in queste considerazioni, dunque, si inquadra l’impegno della Chiesa «promotrice e guardiana dell’arte sacra» e della Santa Sede di cui il cardinale Parolin ripercorre tappe estremamente significative. Cita l’adesione della Santa Sede nel 1962 alla Convenzione Culturale Europea, la firma della Dichiarazione Europea sugli Obiettivi Culturali a Berlino nel 1984, la nascita della Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa nel 1993. Di san Paolo VI ricorda le parole rivolte agli artisti nel 1964 nella Cappella Sistina: «Il tuo mestiere, la tua missione, la tua arte è proprio quella di cogliere i tesori del celeste regno dello spirito e di rivestirli di parole, colori, forma e accessibilità» per «conservare l’ineffabilità di un tale mondo, il senso della sua trascendenza, la sua aura di mistero, questa esigenza di raggiungerlo con facilità e fatica insieme». Di san Giovanni Paolo II riporta un’espressione ricorrente: «Gli artisti partecipano all’artigianato creativo di Dio attraverso le loro opere d’arte». Della Pontifica Commissione in particolare ricorda l’invito a «“rileggere” il patrimonio culturale della Chiesa dalle maestose cattedrali agli oggetti più piccoli; dalle meravigliose opere d’arte dei grandi maestri alle minori espressioni delle arti più povere».

E c’è poi l’invito di Papa Francesco a ragionare in termini di «incontro» e di necessario cambiamento di mentalità e di azioni che — suggerisce il cardinale Parolin — si traduce su questi temi in una raccomandazione precisa: «L’incontro tra chi si occupa di conservazione e il patrimonio culturale non dovrebbe essere condizionato dal paradigma tecnocratico che promuove atteggiamenti, approcci e preoccupazioni sbagliati limitati alla sola conservazione del tessuto fisico di oggetti artistici. Restauratori e custodi d’arte si prendono cura sia della dimensione fisica ed esteriore del nostro patrimonio culturale sia della sua realtà immateriale e soprasensibile».

Il richiamo è forte anche nell’enciclica Laudato si’, dove — ricorda il Segretario di Stato — «Papa Francesco lamenta come l’attuale orizzonte della tecnocrazia riduce tutti gli oggetti all’efficienza, alla ricerca del profitto e al consumismo». Francesco sottolinea che al contrario «quando la saggezza prevale sull’arroganza tecnocratica, allora il processo di conservazione culturale diventa un incontro con la realtà sacra che si manifesta oltre l’apparenza superficiale» e «il processo di conservazione diventa un’esperienza spirituale di incontro con il mistero». L’obiettivo — chiarisce il cardinale Parolin — è «garantire una comune consapevolezza e sensibilità morale tra i decisori politici», così come — sottolinea — ha ribadito Papa Francesco il 20 dicembre 2013 ai diplomatici italiani incoraggiandoli precisamente a «mettere in campo il patrimonio culturale dell’arte per diffondere una cultura dell’incontro».

Il pensiero va alle prossime generazioni, afferma il cardinale Parolin citando l’impegno dell’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Unesco a promuovere la convinzione che «gli approcci alla conservazione non dovrebbero solo cercare di preservare il mondo dell’arte come portatore di bellezza, ma anche, e soprattutto, come sintesi di valori religiosi e spirituali che non possono prescindere dall’incontro con la comunità di appartenenza e con i suoi contesti storici, geografici e architettonici».

In conclusione, si legge l’auspicio del cardinale Parolin che «l’arte sia un mezzo sempre più efficace per avvicinare quanti sono alla ricerca di senso al messaggio evangelico e susciti in ogni persona di buona volontà quell’amore di bellezza che apre lo spirito alla verità e al bene».

di FAUSTA SPERANZA

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-05/quo-109/preservare-l-arte-dalla-tecnocrazia.html