La tragedia dei bimbi nel dramma ucraino

Nella Giornata internazionale dei bambini, è drammatico il bilancio di 98 giorni di guerra in Ucraina. Sono 700 i minori uccisi o feriti. Intanto mentre prosegue l’avanzata dei russi nell’est del Paese e gli Usa assicurano un “nuovo significativo pacchetto di aiuti e armamenti”, l’Europa discute sulle sanzioni

Fausta Speranza – Città del Vaticano

“Quando tutto il mondo celebra la Gionata Internazionale del Bambino, dobbiamo ammettere con tristezza che solo secondo le statistiche ufficiali quasi 700 bambini ucraini sono diventati vittime di questa guerra. Sono stati uccisi o feriti”. Lo denuncia l’arcivescovo di Kiev Sviatoslav Shevchuk nel suo video messaggio quotidiano. E aggiunge: “Tuttavia, credo che nessuno sappia precisamente quanti bambini a oggi siano stati vittime dell’aggressione russa”. Ad oltre tre mesi di guerra in Ucraina precisamente 243 bambini sono stati uccisi, 446 sono stati feriti e 139 sono dispersi. E il presidente  Volodymyr Zelensky ha dichiarato che 200.000 bambini ucraini sono stati portati con la forza in Russia, compresi quelli negli orfanotrofi.

Il dibattito in Ue

L’Ucraina merita una chance per entrare nell’Ue. A dirlo è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, intervenuta al congresso del Partito popolare europeo a Rotterdam.  In realtà, quello di cui si discute ora è la concessione dello status di candidato, perché l’adesione, come si sa, potrebbe richiedere anche più di dieci anni. La Commissione esprimerà il suo parere, anche alla luce del questionario completato dal governo ucraino, nelle prossime settimane, in tempo per il vertice europeo di giugno, a cui si affiancherà il summit con i Paesi dei Balcani, anch’essi in corsa per entrate nell’Ue. Ma anche sulla concessione dello status di candidato la strada è in salita e a svelarlo è stato il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Mario Draghi, al termine del Consiglio europeo di martedì: tra i grandi Paesi europei solo l’Italia è favorevole a concedere subito questo riconoscimento.

Freno sulle sanzioni

Sulle sanzioni l’ultimo via libera, quello tecnico formale, è stato rinviato per l’ennesima volta. A bloccare il pacchetto questa volta è l’inserimento nella lista delle persone sanzionate del patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill, su cui l’Ungheria ha posto il veto. E così sono ripartire le trattative con il governo ungherese prima di riconvocare una nuova riunione degli ambasciatori Ue.

In tema di energia

La questione energetica, accantonata per il momento nel quadro di nuove sanzioni, continua a tenere banco, nel percorso indicato dal RePowerEu della Commissione Ue. E a ricordarlo è stata di nuovo von der Leyen. “Dobbiamo liberarci dalla dipendenza energetica dalla Russia: lo abbiamo fatto con il carbone e ieri con il petrolio e dobbiamo farlo con il gas. Sostituendo la Russia con fornitori affidabili, ma soprattutto con le rinnovabili”, ha sottolineato.

Oltre Oceano

Il presidente statunitense Joe  Biden dovrebbe volare in Arabia Saudita nelle prossime settimane nell’ambito del suo viaggio internazionale per il vertice Nato e del G7. L’indiscrezione arriva mentre i prezzi dell’energia sono balzati negli Stati Uniti e si parla della   disponibilità di Riad ad aumentare la produzione di petrolio nel caso in cui quella della Russia dovesse significativamente calare a causa delle sanzioni. Il Segretario generale Jens Stoltenberg è stato ricevuto a Washington dal segretario di Stato americano Antony Blinken. Gli Stati Uniti stanno giocando un ruolo indispensabile nella risposta all’invasione russa dell’Ucraina” ma anche la Nato è “pronta e determinata” a difendere i propri alleati, ha dichiarato Stoltenberg. Nella conferenza stampa congiunta, Blinken ha dichiarato che gli obiettivi sono di “respingere l’invasione” russa e consentire a Kiev di avere una posizione «più forte» all’eventuale tavolo dei negoziati che «potrebbe emergere”. Inoltre, Blinker ha voluto specificare che l’Ucraina ha “assicurato” la Casa Bianca che non utilizzerà i nuovi missili forniti dagli Usa per colpire obiettivi in Russia, confermando quanto riferito dai medi

Sul terreno

E’ cronaca di avanzamenti dei russi  nell’est. Si combatte ancora nelle strade di Severodonetsk, ma le forze russe controllano ormai circa l’80 per cento  di questa città strategica dell’Ucraina orientale: lo ha reso noto il capo dell’amministrazione militare regionale del Lugansk, Serhiy Gayday, secondo quanto riporta la Cnn. Secondo il sindaco della città, Oleksandr Striuk, 1.500 abitanti sono stati uccisi o sono morti per carenza di farmaci, dall’inizio della guerra  e almeno 12.000 civili sono  rifugiati in cantine e bunker. Terrorizza anche il fatto che vi sono civili che si riparano nei sotterranei dell’impianto chimico Azot, in una zona bombardata.  Un’altra Mariupol, da cui tutte le testimonianze raccontano che è impossibile uscire. Peraltro, anche nell’Ucraina occidentale si registrano esplosioni: nell’area della città di Stryiskyi, nell’oblast di Leopoli, a poche decine di chilometri dal confine con la Polonia. Lo rende noto il governatore della regione, Maksym Kozytskyi.

La crisi del grano

Intanto, la crisi del grano ha aumentato di quaranta milioni il numero delle persone in emergenza alimentare nel mondo. Il segretario di Stato americano Blinken ha confermato che circa 25 milioni di tonnellate di grano si trovano nei silos vicino ai porti di Odessa” ma “non possono muoversi a causa del blocco russo”.

Le parole di Mattarella

“Oggi, l’amara lezione dei conflitti del XX secolo sembra dimenticata: l’aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa, pone in discussione i fondamenti stessi della nostra società internazionale, a partire dalla coesistenza pacifica». Così il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, nel salutare il corpo diplomatico prima del concerto offerto in occasione della festa della Repubblica. Quello ucraino “non è un conflitto con effetti soltanto nel teatro bellico – ha ribadito – le conseguenze della guerra riguardano tutti: a cerchi concentrici le sofferenze si vanno allargando, colpendo altri popoli e nazioni”. “Accanto alle vittime e alle devastazioni provocate sul terreno dello scontro, la rottura determinata nelle relazioni internazionali si riverbera sempre più sulla sicurezza alimentare di molti Paesi; sull’ambito della gestione delle normali relazioni, incluse quelle economiche e commerciali. Reca grave danno al perseguimento degli obiettivi legati all’emergenza climatica”.

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