Covid-19: gli Usa pronti a sospendere i brevetti sui vaccini

L’annuncio del presidente Biden fa sperare che vengano cancellate le royalties nel mondo mentre nei Paesi poveri la pandemia miete vittime. Le case farmaceutiche sono chiamate a rinunciare a introiti significativi ma bisogna ricordare che sono state ampiamente sovvenzionate da fondi pubblici, come spiega l’esperto del Cnr Diego Breviario

Francesca Sabatinelli e Fausta Speranza – Città del Vaticano

Davvero una svolta epocale, necessaria perché la lotta al Covid possa avere un’accelerazione. L’amministrazione Biden appoggerà ogni sforzo per rinunciare ai brevetti per i vaccini pur continuando a credere fortemente nella protezione della proprietà intellettuale. Ma per porre fine alla pandemia, hanno spiegato fonti governative, se ne sosterrà la revoca.

Voci discordi

L’Organizzazione Mondiale della Sanità appoggia gli Stati Uniti parlando di esempio di potente leadership per affrontare le sfide sanitarie globali. Voci discordi, invece, dal mondo dell’industria farmaceutica, secondo il quale la produzione dei vaccini non potrà essere incrementata allentando i brevetti. L’annuncio statunitense è giunto mentre all’Organizzazione Mondiale del Commercio, sono in corso discussioni sulla revoca temporanea dei brevetti per i vaccini contro il Covid-19 e altri strumenti, che Sudafrica e India, Paese quest’ultimo devastato dalla pandemia, hanno proposto per la prima volta a ottobre. Da allora oltre 100 Paesi si sono fatti avanti a sostegno della proposta, dopo la presa di posizione degli Stati Uniti, è da vedere come risponderanno quei Paesi europei con importanti industrie farmaceutiche che hanno già visto i loro titoli crollare in Borsa.

Europa, farmacia del mondo

Intervenendo allo Stato dell’Unione, la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha espresso disponibilità a discutere della proposta degli Stati Uniti per contrastare la pandemia a livello globale. “Intanto nel breve periodo – ha aggiunto – chiediamo ai Paesi che producono vaccini di permettere l’export ed evitare misure che mettono in crisi la catena di produzione”. Poi la Von der Leyen ha ribadito che “l’Europa è il principale esportatore di vaccini a livello mondiale, più di 200 milioni di dosi prodotte in Europa sono state spedite nel resto del mondo”. Nel suo discorso ha citato don Lorenzo Milani e l’esperienza di Barbiana, con il motto “I care”. “Durante e oltre la pandemia” queste due parole “devono diventare il motto dell’Europa”, ha sottolineato. “‘I care’ significa prendersi responsabilita’ e quest’anno milioni di europei hanno detto ‘I care’ con le loro azioni” di “volontariato o semplicemente proteggendo le persone che gli stavano attorno”. “I care, we care:- ha aggiunto – credo che sia la piu’ importante lezione che possiamo imparare da questa crisi”.

Intanto la Banca Centrale europea nel Bollettino economico ha affermato che i progressi delle campagne vaccinali in Europa “dovrebbero porre le basi per un recupero dell’attività economica nell’arco del 2021, sebbene per una completa ripresa sarà necessario attendere ancora qualche tempo”, in un contesto che resta di “elevata incertezza”.

Le case farmaceutiche sono state sovvenzionate

Sono innegabili le difficoltà di produzione in tempi brevi e in larga scala del vaccino, la complessità di un piano che deve interessare buona parte della popolazione terrestre, con la complicazione delle continue modifiche del virus che lo rafforzano. Ed è innegabile l’importanza di tutelare con un brevetto la proprietà intellettuale, ma bisogna ricordare l’eccezionalità della situazione attuale che stiamo vivendo e alcuni aspetti legati ai finanziamenti, come spiega l’esperto del Cnr Diego Breviario:

Il dottor Breviario sottolinea l’importanza del pronunciamento da parte dell’amministrazione di un Paese che resta una grande potenza in grado di influenzarne altre. Ricorda che ci si dovrà però pronunciare  anche a livello di Organizzazione mondiale del commercio (Wto). E’ immaginabile che ci siano forze che remano contro – ammette  – ed è pensabile che la decisione non sarà facile. Il punto è – sostiene – che bisogna parlare di finanziamenti per ricordare che nel caso del vaccino contro il coronavirus sono stati messi in campo, assicurati alle case farmaceutiche, ingenti somme di denaro pubblico. Pur riconoscendo dunque il valore della proprietà intellettuale e difendendo il principio da pagare per le royalties, Breviario sottolinea come in questo caso le case farmaceutiche non possano rivendicare profitti. Di fronte alla pandemia e alla morte di così tante persone ovunque e in particolare nei Paesi poveri risulterebbe inaccettabile ma soprattutto non possono rivodendicare soldi per “privati” per una produzione che è stata ampiamente sostenuta da una ricerca sovvenzionata da fondi pubblici.

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