Al G7 ministri in presenza per parlare di unità dell’Occidente

In vista del vertice dei leader a giugno, a Londra si confrontano i ministri degli Esteri del G7. Si prepara il terreno per una presa di posizione comune di fronte a sfide già note, aggravate dal peso delle conseguenze della pandemia, ma gli equilibri internazionali sono mutati, come spiega l’internazionalista Alessandro Colombo

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Far fronte comune “fra società aperte e democratiche” e “dimostrare unità in un tempo nel quale è necessario contrastare le sfide che condividiamo, le minacce che si moltiplicano”. E’ l’invito rivolto dalla presidenza britannica del G7 all’apertura della prima sessione della riunione dei ministri degli Esteri dei 7 Paesi considerati più industrializzati e del capo della diplomazia Ue. L’incontro avviene un mese prima del vertice dei leader in Cornovaglia. Ad esprimerlo è stato il ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab, nel suo messaggio di benvenuto alla Lancaster House di Londra.

Il vertice, in corso sino al 5 maggio prossimo, vede riuniti – di persona, non da remoto – i rappresentanti di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, con l’Unione Europea presente in qualità di osservatore. Come Paese ospitante, Londra ha invitato altri ospiti all’incontro: Australia, India, Sud Africa, Repubblica di Corea e Brunei in qualità di presidente dell’ASEAN.

Delle tematiche da affrontare dopo un anno di emergenza pandemia abbiamo parlato con Alessandro Colombo, docente di Relazioni internazionali all’Università degli Studi di Milano:

Colombo ricorda che la pandemia ha concentrato l’attenzione di tutti e che ora nel primo vertice in presenza si cerca di recuperare praticamente sul tavolo il quadro delle questioni rimaste in sospeso. Il punto – spiega l’esperto di relazioni internazionali – è che il mondo non è affatto lo stesso, sono mutati alcuni equilibri determinanti e le società sono anche terribilmente appesantite dalle conseguenze della pandemia. Colombo cita questioni come la situazione in Siria e in Libia come alcuni degli scenari internazionali, che chiedono considerazione, ma sottolinea anche che difficilmente ci si potrà pronunciare andando oltre un confronto verbale. Si capisce – fa notare Colombo –  che c’è la tendenza a compattare il fronte dei Paesi democratici, che non significa esattamente e automaticamente parlare di multilateralismo.

In vista del vertice dei capi di Stato e di governo

Colombo parla di quanto sottolineato ieri dal segretario di Stato americano: “E’ necessario cercare di forgiare un’alleanza globale di Paesi amanti della libertà, non per tenere a freno la Cina, ma per assicurarsi che rispetti le regole”. Sottolinea che questo spiega l’approccio dell’attuale presidenza statunitense in tema di multilateralismo, inteso non solo come comunità internazionale, ma anche e soprattutto come alleanza tra democrazie. Il segretario di Stato americano, Tony Blinken, partecipa alla riunione dei ministri degli Esteri e dello sviluppo del G7 per gettare le basi in vista del vertice dei leader del G7 che si terrà a giugno in Cornovaglia, dove il presidente Usa, Joe Biden, ha annunciato l’intenzione di recarsi nel suo primo viaggio all’estero. Blinken ha detto che gli Stati Uniti non hanno “nessun alleato più stretto” e “nessun partner più stretto” del Regno Unito. Colombo ricorda che proprio l’alleanza con Washington era uno dei primi obiettivi del nuovo corso britannico fuori dall’Ue.

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