“Fortezza Libano” racconta le sfide di un Paese che ‘resiste’

“Fortezza Libano” è l’espressione che la giornalista di Vatican News Fausta Speranza ha scelto per descrivere la realtà di un Paese che rappresenta un unicum nel contesto mediorientale e può essere un laboratorio fecondo per tutta la Regione

Debora Donnini – Città del Vaticano

“Il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano”. La citazione del Cantico dei Cantici che dà il “la” al libro “Fortezza Libano”, uscito per Infinito Edizioni, testimonia già da queste prime parole la centralità di questo territorio che porta le orme e il fascino di storia e civiltà, tra cui quella cristiana. I viaggi che la collega Fausta Speranza vi ha compiuto sono stati in qualche modo tradotti in queste pagine nelle quali si fotografa la situazione di un Paese che fino agli anni Settanta era il più ricco e moderno del Vicino Oriente mentre oggi è attraversato da tensioni interne, ingerenze straniere e manifestazioni di piazza contro il carovita e la corruzione. “Quello che io ho potuto constatare – dice Fausta Speranza nell’intervista –   è che il Libano è un Paese che dopo la guerra civile tra il 1975 al 1990, vive una situazione particolare”. In definitiva, si tratta di “un Paese che resiste”. “A 20 chilometri da Balbeek, dove c’è il bellissimo sito archeologico – racconta – si trova il confine con la Siria, un Paese in guerra da circa 10 anni. Da questo si capisce che il Libano ha resistito, ad esempio, all’ingerenza del sedicente Stato islamico. Non solo,  sono arrivati un milione e mezzo di profughi – in una certa fase perfino due milioni – e questo piccolissimo Paese di circa 4 milioni e mezzo di abitanti li ha accolti. Tuttora vi si trovano un milione e mezzo di profughi siriani e il Libano resiste alla tentazione del rifiuto”. Un piccolo territorio, il Paese dei cedri, “un crocevia fondamentale negli equilibri del contesto regionale, che ha resistito da dopo la guerra civile finora anche al fenomeno che  l’intellettuale statunitense Huntington ha definito ‘scontro di civiltà’”.

Le sfide

Ma Speranza vuole raccontare anche le sfide, a partire da quelle sul piano economico e sociale, con cronaca e approfondimenti sulle tensioni interne e sulle ingerenze straniere, come recita il sottotitolo del libro. E descrive la peculiarità di un Paese dove la rappresentanza politica riflette, in qualche modo, quella delle differenti religioni che lo abitano. Vi sono  cristiani, sunniti, sciiti, alcune minoranze, e la Costituzione prevede una forma di governance definita confessionalismo, con le tre principali cariche attribuite a cristiani maroniti, sunniti, sciiti. Un Paese che l’autrice definisce “un possibile laboratorio privilegiato del Documento di Abu Dhabi firmato il 4 febbraio del 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb”. E  questo perché – spiega – “si tratta di un documento importante per l’affermazione della promozione del dialogo tra credenti in termini di incontro nello spazio dei valori etici e spirituali,  per la  presa di posizione importante contro qualunque strumentalizzazione delle religioni nel senso della violenza, ma anche perché si tratta di un documento in cui si parla del concetto di cittadinanza”. Speranza sottolinea che dobbiamo considerarlo un pronunciamento  molto importante e afferma: “Cittadinanza significa riconoscere l’uguaglianza dei diritti e doveri su un fondamento di giustizia, e il Libano, dove l’equilibrio tra la presenza cristiana e quella musulmana è particolare anche se tra diverse sfide, può essere indicato anche come un laboratorio per il processo di acquisizione del concetto di cittadinanza nel mondo mediorientale”.

Il riferimento al magistero dei Papi

A proposito dei risvolti del magistero dei Papi nel libro, l’autrice cita, oltre a Papa Francesco, in particolare due riferimenti: nel 2010  il Sinodo sul Medio Oriente voluto da Benedetto XVI; e, facendo  un passo indietro, nel 1997 la visita di Giovanni Paolo II  in Libano per la pubblicazione dell’Esortazione post-sinodale del Sinodo speciale dedicato proprio al Libano. In quell’occasione il Papa oggi Santo ha parlato così della terra dei cedri: “Il Libano è qualcosa di più di un Paese: è un messaggio di libertà e un esempio di pluralismo per l’Oriente come per l’Occidente”.

La testimonianza di scrittori e poeti

Il libro di Fausta Speranza va anche a ritroso nella storia di questo Paese dai mille volti, dalle impronte fenice ai numerosi richiami nella Bibbia, e rintraccia, nell’oggi quegli scrittori e poeti testimoni di quella bellezza e profondità della cultura libanese come Amin Maalouf, “un romanziere particolarissimo – dice Speranza – un intellettuale simbolo, un interprete particolarissimo di tutte le sfide culturali che coinvolgono l’Oriente come l’Occidente. “Mi ha affascinato molto e c’è questa frase che mi è rimasta dentro: Sogno un mondo in cui l’agnello e il lupo si abbeverano allo stesso ruscello”. Dipinge così quell’afflato di dialogo e di scambio che da sempre nutre la variegata eredità libanese.

da Vatican NEWS del 14 luglio 2020