Hong Kong: ancora scontri e proteste degli studenti

Non si ferma il braccio di ferro tra forze dell’ordine e studenti. Il capo esecutivo Carrie Lam esclude l’intervento dell’esercito cinese mentre Pechino rivendica l’autorità esclusiva sulle questioni costituzionali di Hong Kong

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Gli scontri dei manifestanti con la polizia di Hong Kong sono andati avanti fino a tarda notte intorno ai punti d’accesso al Politecnico dove sono rimasti arroccati circa 700 studenti per la seconda notte di fila. Un’altra giornata di caos si è chiusa con l’ipotesi di un blitz delle forze dell’ordine dopo quello tentato senza successo all’alba di lunedì. “Non c’è la necessità di chiedere aiuto all’Esercito di liberazione popolare, le forze armate di Pechino, fino a quando le autorità di Hong Kong riusciranno a gestire la situazione”. E’ questa la posizione ribadita in conferenza stampa questa mattina da Carrie Lam. Il capo esecutivo ha invitato i cittadini a “non dare interpretazioni eccessive” al gesto dei soldati cinesi che sabato hanno aiutato a rimuovere mattoni e detriti dalle strade. Lam lo ha definito un gesto “non inconsueto”.

Pechino rivendica l’autorità esclusiva sulle questioni costituzionali di Hong Kong

Intanto, la Cina rivendica l’autorità esclusiva sulle questioni costituzionali di Hong Kong. E lo fa a proposito del divieto di indossare le maschere in pubblico, varato lo scorso mese per frenare le manifestazioni di massa e condannato ieri dall’Alta corte dell’ex colonia britannica. Precisamente il portavoce della Commissione Affari legislativi di Pechino ha affermato che “nessun’altra istituzione ha il diritto di giudicare o di prendere decisioni se non il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo”.
L’Alta Corte di Hong Kong ha dichiarato l’incostituzionalità del divieto dell’uso delle maschere nelle manifestazioni voluto a ottobre da Carrie Lam che ha fatto leva sulla legislazione di emergenza. La sentenza ha fissato la sua “incompatibilità con la Basic Law”, la Costituzione locale, in risposta al ricorso promosso da 24 parlamentari. Il segretario per gli Affari costituzionali Patrick Nip ha ventilato l’ipotesi di rinviare le elezioni locali distrettuali del 24 novembre: “La situazione ha ridotto ovviamente le chance di poterle tenere come previsto e di questo sono molto preoccupato”.

Gli studenti del campus invitati alla resa

Per i ragazzi che restano asserragliati nel campus la polizia di Hong Kong ha lanciato l’ultimatum nel pomeriggio, dopo la rottura della tregua raggiunta in mattinata con il rettore dell’ateneo Teng Jin-Guang, per la resa incondizionata degli studenti, invitati ad ‘arrendersi’, a deporre le armi e a uscire in modo ordinato. Tutti, ha scandito un portavoce, saranno arrestati perché “sospettati di rivolta”. Il segretario alla Sicurezza dell’ex colonia britannica John Lee ha inviato all’interno del campus un team medico della Croce Rossa per soccorrere i feriti, mentre assistenti sociali e psicologi sono intervenuti per convincere i minori a mollare. Secondo le ultime cifre circolate nella notte, la polizia avrebbe eseguito in un giorno oltre 400 arresti, di cui molti fuori dall’Hotel Icon su Science Museum Road, vicino al PolyU.

Usa e Ue invitano le parti alla moderazione

Gli Stati Uniti hanno condannato l’uso della forza ingiustificato e hanno invitato le parti ad astenersi dalla violenza a favore di un dialogo costruttivo. Un invito alle parti alla moderazione, senza “l’inaccettabile violenza e l’uso della forza”, è arrivato dall’Unione Europea. Il governo britannico ha ribadito la sua grave preoccupazione per “l’escalation delle violenze” da parte dei manifestanti e della polizia. Secondo l’ambasciatore cinese a Londra, Liu Xiaoming, la protesta a Hong Kong non ha ormai “nulla a che fare con la cosiddetta democrazia, ma tende a minare il modello ‘un Paese, due sistemi'”. Abbiamo sufficiente determinazione e potere per mettere fine ai disordini”, ha affermato Liu, tornando a sollecitare il governo britannico, a “non interferire negli affari interni” della Cina.