Le elezioni in Slovacchia test europeo

Tra ambientalismo e ruolo nell’Unione

di Fausta Speranza

Nelle elezioni che si tengono oggi in Slovacchia, e che condurranno molto probabilmente al ballottaggio il prossimo 30 marzo, sono 15 i candidati. Tuttavia, la sfida vera riguarda tre esponenti politici e, secondo gli ultimi sondaggi — prima della sospensione per legge a inizio mese — una di questi sarebbe la grande favorita. Si tratta dell’avvocato Zuzana Čaputová, seguita da Maroš Šefcovic, il candidato del principale partito di governo, e del giudice Štefan Harabín.
Čaputová si è impegnata in battaglie per l’ambiente, tra cui quella contro una discarica in una regione vinicola del paese. Si presenta come indipendente, anche se è vicepresidente della formazione liberalsociale Progresìvne Slovensko, per ora fuori dal parlamento. Si è detta a favore delle unioni civili omosessuali e di altre misure nel campo di diritti civili e queste posizioni potrebbero costarle i voti di una parte consistente dell’elettorato. Ma se nel giro di poche settimane ha registrato un exploit nei consensi — si ipotizza intorno al 50 per cento — è soprattutto perché viene considerata espressione di quella reazione cittadina che portò alla protesta in piazza un anno fa, in seguito all’omicidio del giovane giornalista Ján Kuciak e della sua fidanzata Martina Kušnírová. La protesta si giustificava in considerazione della denuncia di presunti legami tra persone dell’entourage del primo ministro Robert Fico con elementi della mafia italiana, come riportato dal giovane reporter in alcuni suoi articoli. Per l’omicidio del giornalista, due giorni fa, il procuratore generale ha indicato un mandante, il noto imprenditore Marián Kočner, dopo l’arresto in precedenza di quattro persone ritenute esecutori, smentendo la pista italiana.

Altro candidato di punta è Maroš Šefčovič, del principale partito di governo, la Direzione – Socialdemocrazia (Smer), dell’ex primo ministro Fico. Šefčovičc è vicepresidente della Commissione europea dal 2010 e, dunque, viene favorevolmente considerato distante dai settori di partito più criticati. Tra i conservatori, però, potrebbe essere inviso a quanti hanno posizioni antieuropeiste.

Ha grandi attese anche il giudice della corte suprema Štefan Harabín, già ministro della giustizia, che oggi i media locali descrivono tra i più accesi “sovranisti” e in concorrenza con Marian Kotleba, leader del Partito popolare Nostra Slovacchia (Lsns) che si definisce di estrema destra. Harabín in campagna elettorale ha puntato molto sulla proposta di una netta presa di distanza dall’Ue.

A proposito di Europa, l’attuale primo ministro Peter Pellegrini è intervenuto proprio in questi giorni alla plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo, nell’ambito del tradizionale dibattito sul futuro del continente che ospita capi di stato e di governo prima del voto di fine legislatura. Pellegrini ha rivendicato il percorso europeista del suo paese, dicendo che «un’Europa unita è per Bratislava il solo ambiente naturale possibile» e ha invocato «un’Ue globale in grado di rispondere alle sfide del momento, poste soprattutto dall’avanzata di Cina e Russia». Ha chiesto una riforma del progetto europeo «necessaria in tempi difficili», ribadendo però che Bratislava intende rimanere «nel gruppo degli stati membri più impegnati». Nel dibattito a Strasburgo è intervenuto il presidente della commissione europea, Jean-Claude Juncker, ricordando l’appartenenza della Slovacchia (con Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca) al gruppo di Visegrad, spesso critico rispetto alle decisioni che si prendono a Bruxelles, soprattutto in tema di politiche migratorie. E Juncker ha invitato tutti a «mettere fine al dibattito inutile fra europei dell’est e dell’ovest», perché «l’Europa deve respirare con due polmoni che non si mettano in rivalità nello stesso corpo».

In generale, ormai in vista del voto europeo che si svolgerà tra il 23 e il 26 maggio, ogni tornata elettorale di un singolo paese membro viene seguita con maggiore attenzione, perché ovunque si tende a individuare quei sintomi di “sovranismo” o di estremizzazione a destra che si riconoscono nel vento politico che soffia un po’ su tutto il vecchio continente e che potrebbero palesarsi con evidenza al voto europeo.

Anche se, in realtà, non sempre le situazioni interne, normalmente più complesse di quanto appaia all’esterno, giustificano troppo facili parallelelismi. In ogni caso, in questa prima parte di 2019, a parte le elezioni a livello amministrativo e solo in alcune regioni in Italia tra febbraio e marzo, si è votato il 3 marzo per il rinnovo del parlamento in Estonia, dove ha vinto il partito di centrodestra europeista e l’ultradestra del partito Ekre ha raddoppiato i seggi. E poi, oltre alle urne aperte oggi in Slovacchia, il prossimo mese si svolgeranno le parlamentari in Finlandia e, sempre ad aprile, in Spagna ci sarà il voto anticipato dopo la crisi di governo. La Lituania aprirà i seggi il 12 maggio. In Belgio, invece, si voterà in concomitanza con le europee. Nel 2019 anche Grecia e Portogallo hanno appuntamento con le urne ma sarà per entrambi in autunno.

L’Osservatore Romano, 17 Marzo 2019