Decisioni Ue sui migranti: Kyenge, serve unità in Europa

L’eurodeputata Kyenge – ANSA

L’Unione Europea discute in questi giorni misure concrete per un’azione unitaria in campo migratorio. Si attendono i dettagli del piano che il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, presenterà mercoledì al riguardo. Fausta Speranza ha intervistato l’eurodeputata Kashetu Kyenge, relatrice per il Parlamento Europeo del dossier immigrazione, che viene votato nella sessione che si apre domani a Strasburgo:

R. – Volevo ringraziare Papa Francesco che, come al solito, ci ha fatto vedere la strada: l’apertura di tutte le parrocchie ad accogliere i profughi è un esempio da seguire. Credo che ognuno di noi debba fare tesoro di questi insegnamenti relativi al primato della vita: cioè, in qualunque momento noi incontriamo una persona in difficoltà – sul mare, via terra – deve essere salvata. Allora, il primo dei punti più importanti è la distribuzione dei migranti su tutto il territorio europeo, cercando di superare anche quelle che sono sempre state le norme del regolamento di Dublino, che obbligava gli Stati a poter mantenere sul loro suolo le persone che mettevano piede per la prima volta nello spazio Schengen. Questo punto si chiama “ricollocazione”: dovrebbe essere un punto in discussione anche per rivedere le cifre che erano state prese in precedenza, che erano quelle di 32 mila e 35 mila. Il tetto fissato è a 40 mila, ma si sta rivedendo. Addirittura le Nazioni Unite propongono 200 mila. Il secondo punto è quello del reinsediamento che è un punto già quasi assodato, perché costituisce i corridoi umanitari: si prendono persone che hanno già lo status di rifugiato nei Paesi che sono nei dintorni della Siria, come il Libano, la Giordania, che sono nei campi profughi e per alleggerire questi Stati dal carico di accoglienza le persone vengono insediate in altri territori. L’Unione Europea ne prenderà 20 mila circa. Il terzo punto è una missione navale molto importante condotta dalla nostra marina militare e si chiama “Eunav for Med” e ha come obiettivo quello di poter annientare tutta la rete della criminalità organizzata, lottando contro il traffico di esseri umani, anche da parte degli scafisti, seguendo la transazione finanziaria di tutta questa criminalità organizzata e sequestrando gli strumenti che ha a disposizione con un’equa ripartizione delle responsabilità. Questo deve essere lo spirito che deve guidare l’Europa.

D. – Abbiamo visto in questi giorni un’Europa solidale, con le decisioni della Germania, dell’Austria, ma azioni davvero unitarie non ne abbiamo viste: è così?

R. – E’ così, ma oggi è un nuovo giorno, cioè dopo la decisione della cancelliera Merkel tutto cambia: la Germania ha un peso molto influente all’interno del Consiglio ma l’Europa per fare tutto questo deve essere unita. Io sono relatrice di un dossier che il Parlamento mi ha affidato; è un dossier che porta avanti sia l’emergenza, sia il medio e lungo termine, cioè come intervenire sulle cause profonde che muovono le persone. E’ nostra responsabilità, ma è responsabilità anche di una comunità internazionale.

D.  – Che cosa intende per comunità internazionale in particolare? L’Onu?

R. – Le Nazioni Unite prima di tutto. Io sono appena tornata da 3-4 giorni alle Nazioni Unite, per dire: questa emergenza umanitaria deve essere affrontata con le Nazioni Unite, con tutte le organizzazioni anche internazionali, con tutti i Paesi, i governi e ogni Stato deve avere la responsabilità di aprire le sue frontiere, nel suo interno, alle persone che sono in difficoltà e anche elaborare politiche inclusive.