Il Caso Tortora 30 anni dopo

30 anni fa l’arresto di Enzo Tortora, simbolo in Italia dell’errore giudiziario

Il 17 giugno di 30 anni fa in Italia veniva arrestato, per associazione per delinquere di stampo mafioso e traffico di stupefacenti, Enzo Tortora, intellettuale e uomo di spettacolo diventato il simbolo dell’errore giudiziario. Accusato da “pentiti” in un’inchiesta con 856 ordini di cattura, veniva condannato in primo grado a 10 anni di reclusione e poi però assolto nel 1987. Meno di un anno dopo, il 18 maggio 1988, moriva per un cancro ai polmoni. Era stato eletto eurodeputato nel 1984. Ieri pomeriggio a Napoli, l’Università Suor Orsola Benincasa ha organizzato un convegno a partire dalla presentazione del libro-inchiesta a cura di Paolo Mieli e i ragazzi del corso di giornalismo intitolato “Il caso giudiziario e il caso giornalistico trent’anni dopo”, Ucsi editore. Fausta Speranza ha intervistato lo storico Eugenio Capozzi, dell’Università stessa, che è intervenuto al dibattito:

R. – E’ stato il caso che ha fatto esplodere il grande tema della giustizia nel nostro Paese. Lo squilibrio tra le procedure giudiziarie e i diritti dei cittadini, tra il mondo della giustizia e il mondo della politica, con i loro complicati rapporti. E’ un processo che si era già messo in moto, in realtà, negli anni Settanta – negli anni del terrorismo – ma che con le grandi inchieste sulla criminalità organizzata degli anni Ottanta esplode. E il caso Tortora è il momento in cui questo grave problema diventa effettivamente un tema politico. Per quanto riguarda l’aspetto mediatico, in quel caso per la prima volta viene messo in evidenza il circolo vizioso che unisce lo squilibrio nei diritti dei cittadini rispetto alla giustizia e l’uso selvaggio dei media che deturpano l’immagine e l’onorabilità dei cittadini stessi.

D. – Nel caso di Tortora, era personaggio particolarmente pubblico e quindi è stato questo un motivo in più per offrirlo alla gogna delle telecamere, o è stato un caso?

R. – No, non è stato assolutamente un caso. Probabilmente – questo è ancora da vedere – è stato tutto sommato casuale il modo in cui Tortora fu coinvolto nell’inchiesta; ma proprio il fatto che fosse un personaggio di enorme popolarità, in quel momento, favorì il fatto che diventasse un simbolo dell’inchiesta stessa e che quindi fosse inghiottito da questo gigantesco gorgo mediatico-giudiziario che è stato il prototipo di quello che per molti motivi è diventato un tema ricorrente della politica italiana.

D. – Ma quell’inchiesta stessa, in quel momento, era già particolare: aveva delle caratteristiche. Ce le delinea?

R. – Inchieste come quelle sulla nuova camorra organizzata in cui fu coinvolto Enzo Tortora, rispondevano alla caratteristica della maxi-inchiesta, del maxi-processo contro la criminalità organizzata che era tipica dell’azione giudiziaria in quel periodo storico ma che in realtà era stato già adottato e sperimentato nelle inchieste contro le organizzazioni terroristiche del decennio precedente. Quindi si venne a creare una sorta di inchiesta-mostra, di processo-mostra con centinaia se non addirittura migliaia di imputati e con una fortissima prevalenza dei reati associativi su quelli individuali, con tutte le conseguenze di sommarizzazione e di tritolamento delle posizioni individuali e con tutti i rischi per i diritti individuali che questo poteva comportare.

D. – Dunque, in pratica, uno schema processuale sperimentato in casi di terrorismo veniva applicato per la prima volta a casi di camorra?

R. – Esattamente. E nello stesso periodo si avvia anche il maxi-processo a Palermo contro Cosa Nostra. Ora, in quel tipo di tendenza c’è anche un fatto storico ineluttabile e cioè che lo Stato incominciava a combattere le grandi organizzazioni criminali come tali. Però, questo avrebbe dovuto comportare una riflessione su come salvaguardare i diritti individuali dei cittadini rispetto a questa inchiesta che, invece, per debolezza del mondo politico e per una corporativizzazione dell’ordine del Terzo Potere, della Magistratura, non fu mai avviata. E il caso-Tortora è stato la scintilla che ha fatto esplodere il problema.

Testo proveniente dalla pagina del sito Radio Vaticana del 16 Giugno 2013