L’Europa premia i dissidenti iraniani

Il nobel per la pace Sharin Ebadi ritira il premio europeo Sacharov per conto di Nasrin Sotoudeh, ora in carcere in Iran. “L’Europa denunci chi fa affari con il regime iraniano”.

“La libertà é non dover trascurare la famiglia per il rispetto della verità e della giustizia”. E’ la convinzione di Nasrin Sotoudeh, l’iraniana che ha ricevuto il Premio Sacharov 2012, che il Parlamento Europeo assegna a quanti si distinguono nella difesa dei diritti umani. E’ avvocato, é donna e si trova nel famigerato carcere di Evin, a Teheran, per il suo impegno in tribunale accanto a studenti e donne perseguitati dalla giustizia. Da mesi é in sciopero della fame per chiedere che si allenti la pressione persecutoria su suo marito e i suoi due figli.
A ritirare il premio a Strasburgo c’é un’altra avvocato donna iraniana, la più nota Sharin Ebadi che nel 2003 ha ricevuto il Nobel per la pace e che da 4 anni é costretta a vivere all’estero. A Famiglia Cristiana la Ebadi confida: la prima verità da gridare al mondo in questo momento é che “il popolo iraniano é indignato per il supporto di inteligence e di armi che il regime islamico di Teheran sta assicurando al regime in Siria per la sua feroce repressione”. “Il popolo iraniano – afferma la premio Nobel – é cosciente del ruolo che il governo di Teheran sta giocando nell’area mediorientale per tentare di esportare il suo modello di islamizzazione politica”.

 Sharin Ebadi
L’accusa per Sotoudeh é: attentato alla sicurezza dello Stato. La stessa accusa per cui é in carcere l’altro iraniano premiato quest’anno con lei dall’Assemblea di Strasburgo. Si tratta del regista cinematografico Jafar Panahi. E’ noto agli ambienti del cinema dal 1995, anno in cui ha presentato la sua prima pellicola a festival internazionali. Ma é diventato famoso nel 2010 quando Cannes ha premiato il suo “Questo non é un film”, che racconta qualcosa della drammatica situazione in Iran ad oltre tre decenni dalla rivoluzione islamica dell’ajatollah Khomeini. Al posto di Panahi, a ritirare il riconoscimento c’é un suo collega, Kosta Gavas, che ci racconta: “Non poter fare film, per Panahi, equivale a una morte lenta”. Panahi é stato condannato a 6 anni di carcere ma anche a non realizzare nessun tipo di prodotto cinematografico per 20 anni.

Sia l’avvocato Sotoudeh sia l’artista Panahi sono stati incarcerati nel 2010, nel pieno del giro di vite del regime di Teheran che ha fatto seguito alle manifestazioni di piazza subito subito dopo le elezioni presidenziali a giugno 2009. Per settimane tantissimi giovani e tantissime donne hanno fortemente manifestato contro la rielezione di Akhmadinejad. Ma ogni protesta é finita nella dura repressione. E’ stato un anticipo di quello che avremmo visto in tanti paesi nordafricani e mediorientali con l’esplosione a partire da gennaio 2011 della cosiddetta primavera araba. In Siria alle proteste hanno fatto seguito la sanguinosa repressione e poi l’attuale drammatico irrisolto conflitto. In altri paesi, come la Tunisia e l’Egitto, é cominciata una difficilissima transizione. In altri, come il Bahrein o la Giordania, – sostiene la Ebadi – alcune rivendicazioni sono state ascoltate, altre più significative sono state come congelate.

Parliamo con la premio Nobel Shrin Ebadi qualche minuto prima che sia accolta nell’emiciclo dell’europarlamento, per rappresentare la collega Sotoudeh.

“Perché il Medio Oriente conosca la democrazia ci vuole tempo”, ci spiega la Ebadi. “Il lento processo – spiega – in alcuni paesi sembra iniziato, in altri é ancora un sogno nelle menti di alcuni”. Ci ricorda che l’Iran é al secondo posto nel mondo per il numero di giornalisti arrestati, che centinaia di studenti sono nelle carceri, che di recente oltre 50 donne sono state perseguitate dalla giustizia perché hanno osato ricorrere ai tribunali per il rispetto di loro basilari diritti. Ci ricorda che in Iran é normale che, in caso di dovuto risarcimento per la morte accidentale di una persona, si consideri il valore di un uomo doppio del valore di una donna. Poi la Ebadi ci ricorda: in Iran nel 2013 si svolgeranno le elezioni presidenziali.

La Ebadi ci spiega che, in Iran, Sotoudeh e Panahi sono personaggi conosciuti e molto stimati.

“Il popolo é con loro”, ci dice. “Il popolo – aggiunge – soffre per le sanzioni imposte dall’occidente ma sa bene che l’Europa non premia i nemici dell’Iran, come il vergognoso regime iraniano vorrebbe far credere con la sua martellante propaganda, ma piuttosto l’Europa tenta di sostenere chi lotta per la dignità umana”.

Chiediamo alla Ebadi se ha qualcosa da aggiungere a proposito delle sanzioni: ci pensa un attimo, come a voler ponderare le parole, e poi afferma lapidaria: “Ci vuole il coraggio di imporre sanzioni mirate, indicando nomi e cognomi”. L’appello rivolto all’Europa che difende i diritti umani é ancora più forte nelle parole del sostituto di Panahi: “Il parlamento europeo che premia i difensori della libertà di espressione deve denunciare con sempre maggiore forza i governi europei che fanno affari e commerci, nonostante l’embargo, con il regime iraniano”.

Fausta Speranza