Calano i consumi per la crisi ma aumenta il costo del petrolio

Caro energia, la paghiamo due volte.

L’Italia è il Paese europeo con i costi più alti. I cittadini si lamentano e danno la colpa al rincaro del petrolio. Ma i consumi aumentano e le “rinnovabili” sono lontane. E’ crisi non solo in Grecia, Irlanda, Spagna o Italia. Dell’insospettabile Francia, il responsabile dell’Ufficio europeo per l’energia nelle città, Frederic Boyer ci dice: “Nel mio Paese è stato un inverno molto freddo almeno all’inizio e alcune persone quest’anno non sono state in grado di pagare la bolletta del riscaldamento.” La crisi si fa sentire e, infatti, la riduzione dei consumi c’è stata: negli ultimi due mesi si è tagliato il consumo di energia del 10%. Nessuno però si è accorto di aver risparmiato perché, nello stesso periodo, il costo del petrolio è lievitato del 22%. L’energia al momento significa ancora sostanzialmente petrolio. Le energie rinnovabili sono la punta dell’iceberg. L’oro nero è sempre più costoso anche se da tutto l’Occidente cala la domanda. Di solito al calo di richiesta corrisponde calo di prezzo. Ma il punto è che non si deve solo ragionare di Occidente: in altri Paesi è boom di consumi e lo sarà sempre di più. Secondo dati Ocse, in generale la domanda di energia da qui al 2050 nel mondo sarà cresciuta dell’80%, con Paesi che si distinguono, come il Messico per cui la prospettiva è un aumento del 112%. Per non parlare della lanciatissima Cina.

Il petrolio non è inesauribile e soprattutto inquina: è di poche settimane fa la Conferenza intitolata Planet under pressure che ha riunito a Londra 3000 scienziati. L’allarme è ormai condiviso: le conseguenze dell’inquinamento minacciano la salute umana, la sicurezza alimentare e idrica, gli ecosistemi. D’altra parte il clima è un equilibrio energetico tra atmosfera, suolo, oceani, ghiacci e biosfera. Il parametro risulta alterato: il surriscaldamento provocherà sempre più desertificazioni e eventi estremi come uragani.

Uno degli esperti in materia, Sir Bob Watson, cattedratico britannico, ci spiega in poche parole: “Il messaggio è che dobbiamo agire ora. E’ urgente. Abbiamo a che fare con i cambiamenti climatici, la biodiversità, le questioni del cibo, acqua, energia e dunque abbiamo a che fare con la sicurezza per l’uomo”. Watson lamenta che gli esperti lo ripetono da anni: se non si interviene, il costo economico sarà enorme. E afferma: “Non c’è dicotomia tra rispetto dell’ambiente e crescita economica, anzi: mantenere un buon ambiente porta a una buona economia”. Tra i corridoi della Conferenza mondiale a Londra abbiamo ascoltato off the record la cosa che più ci colpisce: tutte le più grandi aziende mondiali studiano sempre di più la location dei loro quartier generali perché per i loro cervelli migliori serve aria buona, non inquinata. Anche questo fa pensare, mentre il mondo parla di Green economy e prepara Kyoto 2: tutti i Paesi devono presentare le linee guida entro il 1 maggio. E si dà appuntamento a giugno per Rio+20, la Conferenza globale sulla salute dell’ambiente a 20 anni dal primo Vertice sulla Terra nella stessa città brasiliana. L’obiettivo è lo stesso da alcuni anni: trovare alternative alle risorse fossili, come carbone e petrolio. Resta da dire che non esiste solo l’Occidente e non esiste neanche soltanto il mondo industrializzato. C’è ancora chi è senza energia elettrica. Jason Anderson del WWF ci ricorda che 1 miliardo e 400 milioni di persone al mondo vive senza energia elettrica e che 1,1 miliardo di persone la ricevono in modo irregolare. Tra tanti programmi, dunque, dovremmo pensare anche strategie per un’equa distribuzione delle risorse. L’Onu sembra provarci: ha dichiarato il 2012 Anno per le energie sostenibili per tutti. Fausta Speranza

15 Maggio 2012