I Mujaheddin del popolo presto fuori dalla lista nera

Gli Usa pensano di rimuovere il gruppo di dissidenti iraniani fuggiti in Iraq all’epoca della Rivoluzione dall’elenco delle organizzazioni terroristiche, come ha già fatto l’Ue. Le donne tunisine dopo la fuga di Ben Ali temono l’avanzata dell’islamismo radicale. Leggi anche Iraq: il dramma dei Mujaheddin iraniani.

(carta di Laura Canali tratta da Limes Qs 3/2007 “Iran guerra o pace”)

”C’è bisogno di rimuovere il gruppo dei Mujaheddin del popolo dalla lista nera dei terroristi e c’è bisogno di capire meglio l’opposizione iraniana”. A parlare è il generale statunitense Anthony Zinni, che è stato comandante in capo del Comando centrale Usa dal 1997 al 2000.

Un uomo di Bush, che ha legato la propria presidenza all’immagine della famigerata lista e a quella dei paesi canaglia. Il generale Zinni ammette pubblicamente errori sul caso dei dissidenti iraniani fuggiti oltre trent’anni fa dalla rivoluzione di Khomeini e rifugiatisi in Iraq.

Non è il solo: il ministro dell’Energia dal 1998 al 2001, Bill Richardson, esprime “rammarico perchè non è stato fatto prima” e il generale James Jones, consigliere fino a novembre 2010 per la Sicurezza nazionale dell’attuale presidente Obama, afferma che è tempo di seguire l’Europa, che ha riabilitato i Mujaheddin del popolo a gennaio 2009.

Dunque dopo che Bruxelles, su insistenza della Gran Bretagna, nel 2002 aveva seguito Washington nell’inserire il gruppo di dissidenti iraniani tra i terroristi, ora Washington sembra sul punto di seguire Bruxelles. Non sappiamo quando ma i tempi sembrano maturi.

A pensarla così, infatti, non sono menti isolate: nel mese di gennaio altri esponenti di spicco della vita politica e militare statunitense di questi anni hanno preso la parola a due conferenze sul tema: una si è svolta il 20 gennaio a Washington, l’altra il 25 a Bruxelles.

Soprattutto, off the record, a Washington sono in molti ad ammettere che l’amministrazione Obama, pur convinta di dover riabilitare gli Mpoi, non lo ha fatto finora perchè ha cercato di giocare fino in fondo la carta del dialogo sul nucleare e non voleva contrariare Teheran.

L’Unione Europea, forte anche di diversi pronunciamenti del Consiglio d’Europa, nel 2009 ha fatto altre considerazioni. Prima di tutto, su chi fossero i Mujaheddin del popolo. Si tratta di dissidenti iraniani che hanno trovato rifugio nel campo di Ashraf in Iraq: 34mila persone fra cui molte donne e bambini che hanno vissuto e agito contro il regime iraniano indisturbati sotto Saddam Hussein.

Al momento dell’attacco all’Iraq nel 2003 hanno accettato la smilitarizzazione, per godere della Convenzione IV di Ginevra che impone il rispetto di parti terze in aree di conflitto. Dunque dal 2003 niente armi. Poi in parallelo con il ritiro delle truppe statunitensi sono cominciati vessazioni e attacchi.

Nel debole e insicuro Iraq, giurano che la pressione degli uomini di Teheran perchè siano spinti ad abbandonare il campo è fortissima. La longa manus del regime di Khamenei sull’Iraq, così come sull’Afghanistan, non è un segreto. L’obiettivo di esportare il modello della Repubblica islamica fondata sul primato del potere religioso sul parlamento neppure.

Dovrebbe anche essere chiaro che la posta in gioco non è solo il Medio Oriente. La destabilizzazione del regime di Ben Ali in Tunisia offre una speranza di democratizzazione perfino all’ingessato Egitto, alla sofferente Algeria e all’inquietante Yemen. Ma presenta incognite. Lo sanno bene le donne a Tunisi che in questi giorni di euforia hanno manifestato cautela.

Pur non difendendo Ben Ali e i suoi, a denti stretti hanno ammesso con i giornalisti stranieri di avere paura che il fondamentalismo islamico guadagni terreno nella nuova Tunisia. Attualmente in questo paese le donne hanno pari diritti e possono vivere in perfetto stile laico occidentale. Il loro timore espresso non è da trascurare.

Mentre cambia lo scenario, dunque, sembra più importante che mai chiarire chi siano e chi no i promotori di democrazia, chi siano e chi no i difensori dei basilari diritti umani. Chi siano e chi no i terroristi a livello internazionale.
(2/02/2011)