Romano Prodi 05/2004

OGGI IN PRIMO PIANO

CON UN FORTE IMPEGNO PER IL MULTILATERALISMO E LA COESIONE SOCIALE, SI E’ CONCLUSO IN MESSICO IL VERTICE DELL’UNIONE EUROPEA, AMERICA LATINA E CARAIBI. NOSTRA INTERVISTA CON IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, ROMANO PRODI

Coesione sociale, difesa dei diritti umani e multilateralismo: sono i punti forti dell’appello lanciato da Europa, America Latina e Paesi caraibici a conclusione dei due giorni di vertice di Guadalajara, in Messico. Si tratta del terzo Summit tra i leader dei due continenti dopo quelli di Rio de Janeiro del 1999 e di Madrid del 2002. Il multilateralismo viene indicato come l’unico strumento per risolvere le nuove sfide e minacce globali, quali il terrorismo. Ma perché possa essere una realtà si invoca “una profonda riforma dell’Assemblea generale e del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. E la crisi in Iraq emerge esplicitamente nella condanna delle torture inflitte ai prigionieri di guerra iracheni nel carcere di Abu Ghraib. Nessuna critica esplicita nei confronti degli Stati Uniti, ma certamente parlare di multilateralismo significa contenere il raggio di azione dell’unica superpotenza. E’ questa intenzione, dunque, il primo risultato del vertice a Guadalajara di 58 leader di Europa, America latina e Caraibi? Fausta Speranza lo ha chiesto al presidente della Commissione europea, Romano Prodi:

Non è fatto per criticare, è un accordo per sopravvivere. Tutti questi Paesi capiscono benissimo che mettendosi insieme possono aiutare a creare nel mondo un pluralismo nel potere economico e nel potere politico, che è indispensabile per respirare. Su questo si sono trovati tutti d’accordo. Non c’è stata una sola voce dissenziente.

Presidente, lei nel suo intervento introduttivo ha parlato tra l’altro di solidarietà, di lotta alla povertà. Su questi temi si sono fatti passi avanti nel Vertice di Guadalajara?

Si sono fatti passi avanti, ma rispetto alla dimensione del problema devo dire che sono passi minimi. Noi stiamo lavorando perché finalmente questi Paesi si mettano assieme e possano veramente rappresentare un’area economica che aiuti quello che è il sussidio…

Ecco, presidente, proprio a questo proposito, alla vigilia di questo Vertice, qualcuno polemicamente riassumeva i rapporti tra Europa ed America Latina parlando di creditori e debitori. Si può dare un’altra fotografia di questi rapporti?

E’ una definizione abbastanza tradizionale, che ha anche degli aspetti di verità. Il problema è come uscire da questa realtà. Il nostro discorso, allora, del multilateralismo, di una politica sociale forte – non dimentichiamo che progressi verso la democrazia negli ultimi anni se ne sono fatti tanti in America Latina – tutto questo disegno aiuta certamente a superare l’idea dei debitori e creditori. Ma se l’America Latina non si mette assieme, quest’idea, prima o poi, riaffiora.

Presidente Prodi, a proposito delle dichiarazioni di Fidel Castro, che ha accusato l’Unione Europa di disinteressarsi dell’America Latina, lei che cosa vorrebbe chiarire?

Negli ultimi tempi l’Unione Europea si era aperta a Cuba, ma Cuba ha ricambiato con una politica oppressiva nei confronti dei dissenzienti. L’Unione Europea ha reagito come doveva reagire, cioè duramente. Allora quello di Cuba è stato un atteggiamento di ulteriore isolamento.

Gli osservatori non potevano non notare che a firmare la dichiarazione a favore del multilateralismo mancavano Blair e Berlusconi, in questo momento primi sostenitori degli Stati Uniti. Lei che dice?

Naturalmente questo fatto è stato molto notato. L’Europa è stata rappresentata come non mai in questo Vertice: c’era il cancelliere Schroeder, Chirac, Zapatero, praticamente tutti i Paesi. Mancavano la Gran Bretagna e l’Italia. Non posso dare alcuna spiegazione, perché non ne ho… posso solo dire che questo è stato molto notato, anche se io non credo che siano mancati per non firmare la dichiarazione sul multilateralismo. Almeno spero che non sia stata questa la ragione. Certamente l’America Latina ha bisogno di un rapporto forte e tra l’altro per i Paesi dell’America Latina queste mancanze non hanno certamente provocato né gratitudine, né reazioni positive.

30 maggio 2004